Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

 

Da studi Storici Giovanni Anapoli
E’ domenica, ultimo giorno dell’anno e una giornata molto fredda, una staffetta partigiana sta pedalando da Zanè verso Alte di Montecchio Maggiore, dove ha un appuntamento con un’altra staffetta, per consegnarle un messaggio destinato al Comando “Garemi”. Sono circa le ore 14:00, ed è ormai arrivata all’appuntamento, quando è bloccata da alcuni militi nazi-fascisti. Capisce subito che quell’incontro non è casuale e ingoia con destrezza il messaggio. La reazione dei militi è immediata quanto inutile: la picchiano e la colpiscono duramente.

Portata a Vicenza, a “Villa Triste” sede vicentina della “Banda Carità”, è torturata.
Per Maria Erminia Gecchele “Lena” (di Ilario Alfonso e Maria Maddalena Sola, cl. 04), non è che l’inizio, perché due giorni dopo è portata a Palazzo Giusti, in via S. Francesco a Padova, sede centrale di Mario Carità; vi resta sino alla Liberazione e se sopravvive è un vero miracolo, Carità vuole che parli a tutti i costi, perché sa di avere tra le mani una partigiana importante, che sa molto della sua organizzazione. Infatti “Lena” è elemento di punta della “Garemi” sul piano dei collegamenti, dell’organizzazione delle staffette, e in genere del servizio informazioni.
Alla sera dell’ultimo dell’anno, nello stesso giorno della cattura di “Lena”, il tenente Umberto Usai e Bruno Fanfani, ed altri della “Banda Carità”, accompagnati da una ventina di “russi” dell’Ost-Bataillon 263 e dalla staffetta di “Gino” Cerchio, Alberta Caveggion “Nerina”, catturata poche ore prima, fermano a casa sua anche il partigiano garibaldino Giovanni Dal Maso “Cavallo”, da Zanè e collaboratore di “Lena”.
Pare che “Lena” abbia temporaneamente ospitato a casa sua un individuo, certo Matteo Crippaldi, spacciatosi per staffetta del Comando Militare Regionale Veneto, quando viceversa è una spia della “Banda Carità”. Infatti, alle ore 10:00 del 31 dicembre, un’altra staffetta della “Garemi”, Jolanda Saugo “Rita” (sorella di Mario “Bill” e Aldo “James”) si presenta a casa di “Lena” per portarle degli ordini scritti da recare a Montecchio Maggiore. Il colloquio avviene alla presenza della spia.
“Lena”, così crudelmente torturata, ha ispirato la poesia di Egidio Meneghetti (Presidente del CLN Veneto, famoso farmacologo e Rettore dell’Università di Padova, anch’egli ospite di Palazzo Giusti), “La partigiana nuda”.
Nel 1949 la Presidenza del Consiglio dei Ministri li ha riconosciuto il grado di capitano, nel 1968 la Croce al Merito di Guerra e il 30 giugno 1977 è ricevuta, assieme a tutti gli altri sopravvissuti di Palazzo Giusti, a Roma, al Quirinale, con tutti gli onori, dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Muore il 7 maggio 1975.
La Memoria:
Nel 2006 il Comune di Montecchio Maggiore gli ha intitolato una via; il Comune di Zanè ha fatto altrettanto nel 2013.
I nazi-fascisti coinvolti:
- “Banda Carità” - “Italienische Sonderabteilung” - “Reparto speciale italiano” del Servizio di Sicurezza delle SS Tedesche (BdS-SD).
- Mario Carità, Ferdinando Bacoccoli, Umberto Usai, Guglielmo Calandri, Bruno Fanfani, Matteo Crippaldi e altri.
 
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