Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Novembre-Dicembre-Gennaio 1944:
la “Banda Carità” decapita il vertice della Resistenza Vicentina
La banda Carità traeva il suo nome dal comandante. Non era una formazione militare, ma di polizia. Derivava in gran parte dall'OVRA. Si mosse per città/provincia e dove arrivava colpiva con estrema durezza. La tortura dei sospettati era sistematica
I fatti:
Dal settembre ‘44, l’attività della Resistenza si svolge in un quadro segnato da difficoltà crescenti, determinate dal protrarsi per oltre tre mesi dei grandi rastrellamenti, dalla cattiva stagione, da una demoralizzazione generale, diffusa anche tra la popolazione, e dallo scatenarsi di una violenta repressione poliziesca nei confronti della rete resistenziale.
Quest’ultimo aspetto è accresciuto soprattutto con l’arrivo in Veneto del “Italienische Sonderabteilung” - “Reparto speciale italiano” del Servizio di Sicurezza delle SS tedesche (BdS-SD), meglio conosciuto come la “Banda Carità”. Un reparto che, grazie ai suoi metodi d’indagine e tortura, ma anche organizzative, (come la capacità di assorbire le altre unità investigative anti-partigiane: delle SS italiane, X^ Mas, “Banda Fiore”, “Reparto Azzurro” e degli Uffici Politici Investigativi della GNR), riesce a decapitare quasi completamente il vertice cospirativo vicentino e delle formazioni partigiane soprattutto territoriali.
L’elenco comprende sia i dirigenti della Resistenza Vicentina che le loro staffette, visto il loro ruolo fondamentale di collegamento, ma è doveroso ricordare che sono inoltre centinaia i militanti e i fiancheggiatori della Resistenza catturati, torturati, uccisi o deportati dai nazi-fascisti.
  • Già il 21 settembre il BdS-SD ha cercato di catturare il maggiore Mario Malfatti nella sua abitazione, ma il comandante del CMP di Vicenza riesce a salvarsi fuggendo per i tetti, viceversa cadono nelle mani dei nazi-fascisti la moglie e le figlie. Malfatti sparisce dalla circolazione, lo ritroviamo nell’aprile ‘45 a Dueville, guarda caso negli stessi luoghi dove opera il comandante della Divisione “M. Ortigara” Giacomo Chilesotti “Loris”, poi assassinato a Sandrigo dal BdS-SD/“Banda Carità”.
  •  Il 16 ottobre è arrestata a Fara Vicentino la staffetta e agente dei servizi segreti Alleati, Leda Scalabrin; rilasciata, espatria definitivamente in Svizzera verso i primi di novembre.
  • Il 18 ottobre è catturato Sante Bernardi “Buonconsiglio”, comandante ad interim del Btg. “Silvio Pellico” della Brigata “Martiri del Grappa”.
  • Il 19 ottobre è catturato a Montecchio Maggiore il medico Luigi “Gino” Massignan “Renzo”; già commissario dell’ex Btg. “Valdagno” e poi del Btg. “Tordo” della Brigata “Stella”; è deportato da Vicenza a Bolzano e poi a Mauthausen.
  • Il 26 ottobre è arrestata tutta la famiglia del prof. Torquato Fraccon, presidente del CLNP di Vicenza e rappresentante della Democrazia Cristiana vicentina; la moglie e le figlie rimangono nelle carceri di S. Biagio a Vicenza sino alla Liberazione, Torquato e il figlio Franco sono deportati nel Lager di Mauthausen-Gusen, dove muoiono.
  • Il 31 ottobre è catturato l’Ing. Giacomo Prandina “Pi.Erre”, rappresentante della DC nel Comando Militare Provinciale di Vicenza; torturato dalla “Banda Carità” è poi deportato in Germania dove muore nel Lager di Mauthausen-Gusen il 20.3.45.
  • Già in novembre la “Banda Carità” ha “convinto” Giuseppe Dal Sasso “Cervo”, comandante della Brigata “7 Comuni”, a ritirarsi dalla lotta armata in Altopiano con il sequestro della moglie e della figlioletta, e si trasferisce in pianura sino alla Liberazione.
  • Il 9 novembre, ad Arzignano sono catturati tutti, o quasi, i componenti del locale CLN: il primario dell’ospedale, prof. Gianfranco Volpato, Giuseppe Mella, Giovanni Savioli, Secondo Basso, Mario Caneva, Giuseppe Rossi, Leone Faggiana, Olivo Cazzavillan, il direttore generale della Pellizzari, Ing. Aldo Raimondi e molti altri militanti antifascisti, tra cui Giovanni Ferrin, che muore nel Lager di Uberlingen, sul Lago di Costanza, l’11 marzo 1945.
  • Il 18 novembre inizia a Schio una serie di arresti che porta alla quasi totale decapitazione della Brigata SAP “Fratelli Bandiera” della “Garemi”.
  • Il 28 novembre, è arrestato a Vicenza il partigiano territoriale della Compagnia “Julia”, Giuliano Licini; sottoposto a tortura fa i nome dei suoi compagni, collaborando poi attivamente con la “Banda Carità”.
  • Tra fine novembre e primi di dicembre sono prelevati anche Mariano Rossi, l’azionista Henny Da Rin e il democristiano Giustino Nicoletti “Gino”.
  • Il 1 dicembre è il turno di Leonardo Beltrame “Tom” dei GAP del Btg. “Guastatori” e futuro comandante della Brigata Territoriale “Argiuna” della Divisione “Vicenza”.
  • La notte tra l’1 e il 2 dicembre, Nino Strazzabosco, segretario del Comando Militare Provinciale di Vicenza, è catturato dalla “Banda Carità” nella sua abitazione in via Bardella a Vicenza. Con lui, oltre alla sorella … (che muore in giornata), le staffette Rina Somaggio da Altavilla e Mafalda Zamberlan da Tormeno di Vicenza; è proprio Strazzabosco che sotto tortura indica la Somaggio come la staffetta di Segato. Lo stesso giorno il maggiore Mario Malfatti, comandante del CMP, e il democristiano Igino Fanton, riescono a sfuggire alla cattura.
  • Il 3 dicembre, Bruno e Giordano Campagnolo, dirigenti comunisti nel CLN di Vicenza, l’Ing. Lamberto Graziani “Lambè”, collaboratore di Prandina e Farina, e Agostino Crema, sono catturati dalla “Banda Carità” mentre sono in riunione nella Fattoria dei Moro, nei pressi della stazione ferroviaria di Montecchio Precalcino e sede clandestina di “Gino” Cerchio. Lo stesso Cerchio del Comitato Militare Provinciale e capo dei GAP garibaldini vicentini, riesce fortunosamente a sfuggire alla cattura nascondendosi in un fosso. Agostino Crema sotto tortura parla, successivamente rimesso in libertà collabora con i nazi-fascisti ed è la causa della cattura dei componenti il CLNP Vicentino e di molti altri.
  • Il 4 dicembre è catturato il socialista Luigi Faccio, ex sindaco di Vicenza e membro del CLNP Vicentino.
  • Il 6 dicembre, nel suo ufficio di Vicenza è arrestato su ordine di Carità, l’azionista Remo Pranovi “Primula rossa”, accusato di tenere i contatti tra il CLNR Veneto e il CLNP di Vicenza; contemporaneamente a Lonigo è arrestato il pretore e azionista Ettore Gallo “Maestro”, componente del CLNP per il Pd’A e futuro Presidente della Corte Costituzionale; sono ambedue incarcerati a Palazzo Giusti a Padova, sede centrale della “Banda Carità”.
  • Tra fine novembre e per tutto dicembre la repressione si abbatte sul Btg. Autonomo “Berici-Silva” del Gruppo Brigate “Mazzini”: arresti, intimidazioni e torture si susseguono. Viene incendiata la casa di Chilesotti sui Colli Berici, a S. Rocco di Villabalzana (Arcugnano), e catturato e deportato in Germania il suo colono e amico, Antonio Rappo. L’8 dicembre, sempre a S. Rocco catturata anche la staffetta Angela “Ida” Turle, da Zugliano, qui inviata per tentare di contrattare Chilesotti e Tessaro. Il 18 dicembre è catturato il tenente Salvatore Mazzucco, uno dei primi promotori del Btg. “Berici” e comandante della Compagnia di Pianezze di Arcugnano; quasi contemporaneamente è catturato il comandante della Compagnia di Villabalzana, Nello Rappo. I due confessano sotto tortura attività, nomi dei compagni e nascondigli delle armi.
  •  Il 9 dicembre è imprigionato il vice questore e collaboratore del CLNP, Luigi Folieri.
  •  Il 12 dicembre è catturato Giovanni Baggio “Elio”, uno dei fondatori della Brigata “Giovane Italia”.
  •  Il 14 dicembre è la volta dell’azionista Neri Pozza.
  • Il 25 dicembre, giorno di Natale, Carlo Segato “Marco-Vincenzo” del Comando Militare Provinciale e responsabile dei GAP di Tavernelle e Altavilla e del Btg. “Guastatori”. E’ catturato presso l’Ospedale di Arzignano, dove si era recato per la nascita di sua figlia; il 28 dicembre, dopo essere stato interrogato a “Villa Triste” in Via Fratelli Albanese a Vicenza, sede della “Banda Carità”, tre giorni dopo riesce a fuggire dalla Caserma “S. Michele” e a trasferirsi nel Veronese.
  • Il 28 dicembre è catturata dal BdS-SD di Vicenza assieme al fratello Aldo, Maria Gallio, staffetta della Compagnia “Julia”, su delazione di Giuliano Licini ex partigiano del gruppo.
  • Sempre il 28 dicembre è arrestata Valentina Pianegonda “Wally”, staffetta della Brigata garibaldina “Pasubiana”, su delazione di un ex partigiano, amico d’infanzia, Victor Piazza, ora agente del BdS-SD di Rovereto e Roncegno (Tn). E’ arrestata e incarcerata a Rovereto (Tn) insieme alle sorelle Adriana (cl.24) e Norma Noemi (cl. 30), alla mamma Maria Bariola Bon (cl.1900) e a due zii materni Rosa “Rosina” Bariola Bon e Giulio Bariola Bon, nonché Bruno Pianegonda. Dopo essere stati sottoposti a “sevizie particolarmente efferate”, sono internati nel Lager di Bolzano.
  • Sempre alla fine del ’44 è catturato Raimondo Zanella “Giani”, del Comando “Garemi”, che poi riesce rocambolescamente a fuggire.
  • Il 30 dicembre cadono nella rete del BdS-SD anche gli azionisti Emilio Bovis e l’ing. Bruno Magagnato.
  • Il 31 dicembre, giorno di Capodanno, a Grossa di Gazzo Padovano, sono catturati dalla “Banda Carità”, su delazione di Agostino Crema, il comunista ing. Giuseppe Maule, il liberale Giacomo Zaccaria, comandante della Brigata Territoriale “Aldo Segato” del settore di Camisano, la staffetta Alberta Caveggion Baldisseri “Nerina” e Luigi Cerchio “Gino” del Comando Militare Provinciale, responsabile dei GAP e delle SAP e componente il Btg. “Guastatori”; sfuggire fortunosamente alla cattura Antonio Emilio Lievore, dirigente del PCI nel CLNP di Vicenza.
  • Lo stesso giorno è catturata a Zanè la staffetta e intendente della “Garemi”, Giovanni Dal Maso “Cavallo”, e nei pressi di Alte di Montecchio Maggiore, Maria Erminia Gecchele “Lena”, staffetta partigiana ed elemento di punta della “Garemi” sul piano dei collegamenti, dell’organizzazione delle staffette e in genere del servizio informazioni (Vedi scheda, 31 dicembre: Alte di Montecchio Maggiore).
  • - Sempre in dicembre è catturata l’azionista prof. Maria Setti Broglio, staffetta di Antonio Giuriolo.
  •  Il 1° gennaio ‘45, dopo i famigliari è catturato, con Giovanna Cunico in Zanchi e Ettore Savignago, anche Walter Pianegonda “Rado” (cl.23), vice-commissario della “Pasubiana”, che viene deportato a Bolzano (Matricola 9365 Celle), Dachau e infine a Uberlingen.
  • Nello stesso giorno è catturato Piero Marchesini “Ulisse”, un altro dei fondatori della Brigata “Giovane Italia”.
  • Il 4 gennaio è la volta del prof. don Antonio Frigo, importante punto di riferimento in Seminario a Vicenza per la resistenza cattolica.
  • Lo stesso giorno cadono in trappola per delazione di un partigiano sotto tortura, la staffetta di Mario Malfatti, Eleonora Candia “Nora”, e don Ernesto Scanagatta, cappellano a Madonna della Pace alla Stanga di Vicenza.
  •  Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, è catturata la staffetta Elisabetta Daffan “Isetta”, e Augusto Chemello “Gufo”, infiltrato nel Centro Raccolta Alpini (CRA) di Bassano del Grappa.
  • Quasi contemporaneamente è fermato il tenente Gualtiero Concini, comandante del reparto Alpini bassanesi collegato alla Resistenza; torturato dal BdS-SD di Bassano, è costretto a fare gravi ammissioni sull'infiltrazione nel CRA di elementi legati alla Resistenza.
  • Ad Asigliano, nel Basso Vicentino, sono catturati dalla “Banda Carità” 4 partigiani della Brigata “Martiri di Grancona”, Btg. “Crestani”.
  • Il 7 gennaio, le sorelle e il fratello (Maria, Gemma e Adelio) di Pio Marsili “Pigafetta”, vice comandante delle formazioni trentine della “Garemi, sono catturati e in seguito internati nel Lager di Bolzano, per costringerlo a presentarsi. È inoltre incrementata la caccia alla moglie e al figlioletto.
  • L’8 gennaio tocca all’avv. Giacomo Rumor, del CLN di Arzignano e membro supplente del CNLP di Vicenza.
  • Il 15 gennaio è tratto in arresto don Mario Bolfe, docente al Seminario e al Liceo Classico “Pigafetta” di Vicenza
  • Il 20 gennaio tocca ad Angelo Fracasso “Angelo”, commissario del Gruppo Brigate “Mazzini”.
  • Il 23 gennaio sono tratti in arresto i fratelli Giovanni “Nanni” e Gio Batta “Titti” Rigoni Boemo di Asiago.
  •  Il 4 febbraio è preso a S. Gaetano di Schiavon, Valentino Filato “Villa”, comandante della Brigata “Giovane Italia”.
Come appare evidente la banca Carità è riuscita a penetrare nel sistema della direzione politica delle formazioni ""autonome", pochi i comunisti catturati; ciò soprattutto per la disciplina cospirativa dovuta ad anni di lavoro clandestino.
Lo spaventoso annientamento dell'organizzazione politica dell'antifascismo vicentino pone non pochi problemi alle formazioni e al partito comunista:
  • Vengono innazittutto a mancare i sostegni economici che i CLN raccoglievano dalla popolazione; il problema è minore per i comunisti abituati a far da soli
  • Soprattutto si interrompe la rete di informazioni che metteva in allarme le formazioni di montagna e i GAP e prrmetteva colpi come quello verso il capitano Polga

Tuttavia la ferocia della banca carità e i morti delle forze "autonome" rinforzeranno l'unità di fondo di queste con i comunisti e azionisti

File:Mario Carità.jpg

Nella foto Mario Carità.

Il metodo Carità
Forte consumatore di cocaina assieme ad altri del suo gruppo, Mario Carità soleva entrare all’improvviso durante l’interrogatorio di un nuovo prigioniero e, fingendosi buono, si preoccupava delle sue condizioni: E’ pallido, diceva, e quello era il segnale per una nuova scarica di pugni e calci in faccia.
Per estorcere confessioni e carpire informazioni usavano molti modi: dalle torture psicologiche (impedire il sonno per disorientarli e altro) ai pestaggi, ma il nucleo centrale del trattamento era quando i carnefici inveivano con scariche elettriche ai genitali o strappando le unghie con le pinze. Chi sopravviveva senza confessare veniva fucilato o deportato nei lager tedeschi. Nella sede padovana, come in quella fiorentina, il maggiore Carità aveva tra i suoi più feroci collaboratori il tenente ed ex sacerdote Giovanni Castaldelli (rodigino di Bergantino).
Sotto la macchina di tortura con scosse elettriche della banda Carità; per gentile concessione di Ferriotti Giancarlo
 
L’Italia liberata perdona
La Corte d’assise straordinaria di Padova, convocata il 25 settembre 1945, giudicò 19 componenti la banda, tra cui le figlie di Carità Elisa di 17 anni e Franca di 20. Dal processo uscirono 4 condanne a morte per numerosi delitti e in particolare per l’omicidio del comandante della brigata Garibaldina Franco Sabatucci (ammazzato su ordine del maggiore Carità il 19 dicembre 1944 in via IV novembre vicino a palazzo Esedra). Il brigadiere Antonio Coradeschi (27 anni) ritenuto uno dei carnefici più terribili fu l’unico ad essere giustiziato, il 26 aprile 1946 nel poligono di tiro padovano di via Goito; gli altri principali imputati Mario Chiarotto (27 anni) e Ferdinando Falugnani (30 anni), ottennero nel 1951 la libertà condizionale e nel 1964 l’estinzione dei reati commessi. La figlia Franca subì la condanna a 16 anni, mentre Elisa fu assolta. Nel processo d’appello le 3 condanne a morte rimanenti furono commutate e alla fine, nel 1955, erano già tutti liberi.
Un altro processo si celebrò a Lucca il 23 aprile 1951 per 204 elementi della Banda Carità (9 latitanti): in questo caso nessuna condanna a morte, ma 20 ergastoli convertiti poi in 30 anni; 28 furono assolti o amnistiati. A tutti furono confiscati i beni.
Dopo la guerra padre Epaminonda Troya fuggì in Argentina, tornando in Italia per farsi processare. Condannato a 28 anni di carcere, ne scontò 7 uscendo con un’amnistia nel 1953; morì da uomo libero nel 1984.
 
I nazi-fascisti coinvolti:
- “Banda Carità” - “Italienische Sonderabteilung” - “Reparto speciale italiano” del Servizio di Sicurezza delle SS Tedesche (BdS-SD).
- BdS-SD di Rovereto-Roncegno, Padova, Vicenza, Bassano e Schio.
- “Plotone Arditi”, la “squadra politica” della Polizia Ausiliaria Repubblicana (PAR) di Vicenza.
- “Banda Fiore”, la “squadra politica” del SSS Marina di Montecchio Maggiore.
- “Banda Bertozzi”, la “squadra politica” della X^ Mas di Thiene.
- “Reparto Azzurro”, la “squadra politica” del SSS Aeronautica di Bassano del Grappa.