Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Da Studi storici Giovanni Anapoli
 
20-22 dicembre 1944: Valle dell’Agno-Val Leogra
Le vittime:
  • - Vincenzo Romanello “Battibecco”; partigiano napoletano.
  • - Jacques Ducluziand "Jack"; partigiano francese.
I fatti:
Rastrellamento eseguito da tedeschi (circa 100) e dalla BN di Valdagno (45) in Contrà Ratàssene, Contrà Volpe, Contrà Cappellazzi di Rovegliana, Contrà Peserico-Caile, Valle della Viola, Contrà Battisti di Torrebelvicino, a cavallo tra l’Alta Valle dell’Agno e la Val Leogra.
In Contrà Volpe di Recoaro, è ucciso il partigiano di origini napoletane “Battibecco”, è ferito alle gambe e fatto bruciare vivo il partigiano francese "Jack"; i partigiani Aldo Cenzo “Sette” e Letizia Castagna “Lena”, riescono a fuggire tra le fiamme, restando gravemente ustionati; sono bruciate case e fienili.
Corte d’Assise Straordinaria di Vicenza: Il 27 novembre 1945 avanti a noi Dr. Alfonso Borelli è comparsa Castagna Letizia:
[…] Nella notte ci rifugiammo sul colle Civelina, contrada Volpe, Comune di Recoaro. Alle ore 6 ½ del giorno successivo (20 dic.) si presentarono in corte molti brigatisti uniti con tedeschi.
Eravamo stati preavvisati qualche istante prima, del loro arrivo e cercammo di scappare, ma non facemmo a tempo.
Riuscirono solo a scappare i partigiani Rosetta e Firenze, contro i quali rastrellatori che giunsero in corte erano il Tommasi, la Katia, Urbani Innocente di S. Quirico da Valdagno, Cracco Sereno di Valdagno, Malagoli Lelio e poi altri fra cui Grandis Narciso, Visonà Adriano, Zanella Mario e Novella Adolfo e il giornalaio Gavazzo nonché un certo Noro Pana (è un soprannome da Maglio di Sopra).
Il terzo partigiano che cercò di scappare fu Battibecco, un napoletano. Ma fu colpito al petto da un colpo di arma da fuoco. Tutti sparavano. Egli cascò morto. Gli fu subito addosso Scomparin Bruno che gli dette un calcio sul viso, da lasciargli le impronte. Poi gli levò il mitra e col calcio del medesimo lo picchiò dicendo contro insolenze al povero morto, schernendolo anche con l’offerta di sigarette.
Tale scherno fu fatto anche da Cracco Sereno che pure percosse il morto. E lo percossero pure Novella Adolfo, Grandis, Visonà e Zanella.
Io ero col partigiano Sette. Eravamo rimasti soli e nascosti nel buco del fienile. Da un buco potevamo vedere quello che succedeva. La Katia sputò in faccia al Battibecco. I brigatisti dettero fuoco alla casa adiacente a quella in cui eravamo nascosti, di certo Campanaro, che, insieme col figlio che credo si chiami Pietro, fu portato via e, dopo tempo, rilasciato.
Frattanto cercavano di trovare il nascondiglio nel quale supponevano che fossero nascosti altri 17 partigiani e difatti vi eravamo noi due. Visto che le ricerche riuscivano vane, dettero fuoco ad un locale in cui era la foglia e in cui era nascosto il partigiano francese Jach.
Egli cercò di scappare. La Katia gli sparò dietro 4 colpi di pistola, chiamando i suoi compagni, e subito gli altri gli ordinarono: “Mani in alto”. Jack si arrese, ma ciò malgrado i brigatisti cominciarono a sparare contro di lui, che fu ferito ad una gamba, come egli stesso gridava implorando di essere medicato. Sentii però Urbani Innocente dire ai suoi compagni: “Appicchiamo il fuoco che così proverà l’Inferno anche da vivo”.
Io non vidi chi appiccò il fuoco. Sentii l’Urbani insistere e certo è che il fuoco fu appiccato. Jack gridava e invocava pietà, sentendosi bruciare e sentii le voci di Urbani, Grandis e Cracco rispondere beffardamente: “Prova l’Inferno anche da vivo” e ridevano in allegria e scherzavano.
Così Jack morì, ferito e bruciato vivo. Per la presenza di un muro, il fuoco non si appiccò al locale in cui io ero nascosta.
Però i brigatisti, con a capo il Grandis armato di un lungo bastone che infilava nel fieno per cercare il nascondiglio, ancora lo cercarono. Cracco Sereno intanto trovò una bomba a mano e voleva andare dal Tommasi per chiedere il permesso di dar fuoco al fienile. L’Urbani disse che il Tommasi era già andato via con la Katia e che perciò poteva pure dar fuoco, che così non sarebbero più tornati sul posto.
Cracco ed altri portarono nel fienile (questo occupava la parte alta della stanza e aveva per pavimento un tavolato di legno) tizzoni accesi e così il fuoco fu appiccato. Io e Sette ci sentivamo bruciare. Non potevamo più resistere. Pregai Sette di uccidermi, ma non volle. Sette cercò di scappare fuori ma, vedendo la corte piena di brigatisti, tornò nella stanza che bruciava e si nascose dietro la porta.
Anche io, uscita dalla fiamma del nascondiglio, mi nascosi dietro la stessa porta. Alcuni brigatisti si affacciarono nella stanza, spingendo la porta dietro la quale eravamo nascosti e lanciarono nella stanza anche delle bombe a mano. Per fortuna non fummo visti ne feriti dagli scoppi. Intanto tutto ardeva intorno a noi, un chiodo rovente mi entrava in un piede, una trave mi bruciava su una gamba.
Soffrivo dolore indicibile, ma scappare significava morire. Una porta, di fronte a quella dietro la quale eravamo nascosti, bruciando, cadde; lasciando così un varco dietro la corte. Sette ed io scappammo. Urtai in un aratro rovente e mi feci male ad un ginocchio. Caddi a terra, per fortuna non sul fuoco poichè Sette mi aiutò a trascinarmi.
A terra restai senza essere vista. Sette tentò di scappare oltre, fatto segno a colpi di arma da fuoco, sparati da tedeschi, frattanto sopraggiunti. Il Sette si buttò a terra, fingendosi morto e i tedeschi tale lo credettero perché gridando “Kaput, Kaput” non spararono più. Restammo così per terra una mezz’ora. Sopraggiunsero persone, appena i rastrellatori andarono via, e ci aiutarono alla meglio.[…]”
In Contrà Ratàssene, la BN incendia una tettoia per la custodia alveari di Agostino Lovato di Abramo e Luigia Collareda, cl. 07; un “casone” proprietà di Angelo Lovato di Giuseppe; la casa rurale di Francesco Campanaro di Francesco; due fabbricati rurali proprietà di Attilio Caneva di Luigi e dei fratelli Campanaro di Francesco.
In Contrà Cappellazzi di Rovegliana viene bruciata la casa, la stalla e il fienile di Luigi Fornasa di Vittorio e Angela Speller, cl. 03.
In Contrà Peserico-Caile è saccheggiata la casa di Maddalena Benetti di Francesco e Marrianna Povolo ved. Gattera, cl. 1878; è data alle fiamme l’abitazione di Giovanni Gattera di Gelindo.
In Valle della Viola, il 21 è saccheggiato e bruciato un fabbricato in legno proprietà di Giovanni Cappellazzo di Clemente; è saccheggiata e data alle fiamme la costruzione rurale ad uso stalla, fienile e legniaia proprietà di Giovanni Cappellazzo di Celeste, cl. 1895.
In loc. Civillina di Recoaro, è data alle fiamme l’abitazione di Giovanni Mantese di Giovanni.
A Rovegliana, Contrà Cappellazzi, alle ore 7:00, è bruciato tutto il fieno raccolto in un “barco” di Antonio Ongaro di Antonio ed è dato alle fiamme un “barco” di fieno di Nicola Ongaro di Antonio.
In loc. Montagna Spaccata di Recoaro, il 22 truppe tedesche saccheggiano abitazione di Sperandio Alessio Lovato di Alessio Sperandio.
In Contrà Battisti di Torrebelvicino, tedeschi saccheggiano la casa di Gennaro Bertorelli di Giovanni.
Per ricompensa, i brigatisti partecipanti al rastrellamento ricevono un premio di 500 Lire dal federale di Vicenza Raimondo Radicioni.
I nazi-fascisti coinvolti:
  • - Feldgendarmerie di Valdagno.
  • - 4^ Compagnia “Turcato” di Valdagno, della 22^ brigata nera “Faggion” di Vicenza.
  • - Raimondo Radicioni, Emilio Tomasi, Maria Boschetti “Katia”, Lorenzo Bertacco, Giovanni Visonà, Bruno Bertoldi, Sereno Crocco, Luigi Dani, Danilo Faccin, Amelio Fornasa, Antonio Fusato, Ederino Gavasso, Narciso Grandis, Antonio Lorenzi, Lelio Malagoli, Pietro Marchioro, Domenico Michelazzo, Bruno Morin, Adolfo Novella, Giusto Pacello, Elieser e Valentino Pernigotto Cego, Aldo Ponza, Paolo Pregrasso, Efrem Pretto, Enrico Scalzotto, Bruno Scomparin, Leone Tosato, Innocente Urbani, Fortunato Zordan e altri.
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