Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Relazione del presidente emerito dell'ANPI vicentina Mario Faggion

L'otto settembre 1943 è la data dell'annuncio dell'armistizio dell'Italia con gli Angloamericani.Segna la resa senza condizioni dell'Italia, che si ritira dalla guerra perché stremata, in rovina e per salvare il popolo italiano.
Sancisce il fallimento totale del regime fascista e di quanti hanno voluto e condiviso la guerra: la classe dirigente, compresi i gerarchi del fascismo, il re e gli alti dignitari della Casa Reale; i capi militari: i gruppi finanziari e industriali che nel conflitto hanno moltiplicato i loro profitti.
Come si muovono i diversi "attori" in campo?

  • I tedeschi, già alleati dell'Italia, nei giorni 9, 10 e 11 settembre attuano ì piani predisposti di occupazione del nostro Paese al Centro e al Nord, opponendosi al Sud degli Angloamericani.
  • Gli ordini per fronteggiare i tedeschi (in previsione del ritiro dalla guerra) ci sarebbero stati, ma una serie di eqivoci sulla data (che gli italiano erano conviti dovesse scattare il 13 settembre)  portano gli alti commandi ad agire disordinatamente configurandosi perfino la fuga;  gli alti comandi militari agiscono ciascuno di propria iniziativa, secondo il grado di fedeltà alle Istituzioni e l'orientamento individuale; in genere non trasmisero gli ordini agli ufficiali e alla massa dei soldati, lasciandoli in balia degli eventi.
  • Il mattino del 9 settembre, al fine di mettere in salvo le Istituzioni dello Stato, il Re, la Casa Reale, Pietro Badoglio, quasi tutto il Governo, i capi militari con le loro sezioni operative: Ambrosio, Roatta, De Courten e Sandalli, abbandonano la capitale e riparano a Brindisi (protetto dagli Alleati, nasce il Regno del Sud, all'inizio con quattro province) L'abbandono di Roma capitale, con la sua mancata difesa, dallo schieramento dei partiti antifascisti è considerato un grave atto di viltà e di tradimento.
  • Il 9 settembre 1943 a Roma si riuniscono i partiti antifascisti (DC, PLI, P. d'Azione, P. Socialista, P. Comunista e P. Democrazia del Lavoro di Bonomi), fondano i! C.L.N. chiamando gli italiani ad opporsi all'occupazione tedesca in tutti i modi possibili. A Milano il C.L.N.A.I. si forma l'undici settembre con 5 partiti (manca il demolaburista) e lancia l'appello alla Resistenza.

La prima Resistenza all'occupazione tedesca è quella dei militari:

  • a Porta S. Paolo a Roma e anche intorno alla capitale con il gen. Carboni si oppongono con le armi ai tedeschi, uniti a squadre di volontari civili del P. d'Azione e del PCI;
  • la Marina militare italiana salpa dalle varie basi navali e si consegna agli Alleati a Malta; un terzo degli aerei dell'Aeronautica parte per il Sud;
  • i militari combattono contro i tedeschi in Albania (Divisioni Perugia e Firenze), in Dalmazia, in Montenegro, in Croazia, nelle isole greche (Cefalonia, Corfù, Lero). Si formano brigate e divisioni partigiane italiane che combattono in Grecia, Albania e Jugoslavia.
  • Circa 400.000 militari italiani, fatti prigionieri dai tedeschi sul fronte orientale, sono deportati nei campi di concentramento in Germania, Austria, Polonia.
  • Oltre 300.000 sono fatti prigionieri sul suolo patrio e deportati (li chiamarono "internati" per  non considerarli prigionieri di guerra, per costringerli al lavoro coatto; fecero Resistenza  passiva il 99% dei soldati e il 97% degli ufficiali quando fu chiesto loro di collaborare conHitler e Mussolini). -
  • In Sardegna: scontri alla Maddalena e a Caprera; in Corsica il gen. Magli organizza la lotta contro i tedeschi; -
  • alla frontiera orientale il gen. Gastone Gambara passa con i tedeschi ma scontri avvengono in Slovenia, a Postumia, a Gorizia (dove i civili si uniscono ai militari); -
  • scontri si registrano a Nizza, a Gap, a Cuneo e a Novara; - scontri armati avvengono a Firenze, Piombino, Livorno, Verona, Trento e anche a Schio.

In quei giorni drammatici e confusi si sfalda l'esercito; centinaia di migliaia di giovani militari, sfuggendo alla cattura, superando peripezie e pericoli, riescono a tornare a casa: si nascondono; restano defilati in attesa degli eventi. Tutto sembra precipitare nel baratro; mancano punti di riferimento sicuri; le massime autorità sono fuggite; sono enormi il disorientamento, la sfiducia, la confusione. l'incertezza. Ma è proprio dal profondo della crisi, dalla graduale presa di coscienza. dall'impegno e dalla volontà di resistere ai tedeschi (che hanno liberato Mussolini il 12 settembre) e ai fascisti della R.S.I. (sorta a fianco e a servizio dei tedeschi il 14 novembre 1943), e dalla lotta di Resistenza armata e civile contro i nazifascisti che nasce un' Italia nuova, democratica, con il 25 Aprile 1945 e la Liberazione. Il 13 ottobre 1943 l'Italia dichiara guerra alla Germania; i soldati del Regno del Sud collaborano con gli Alleati.

Nel Vicentino e nella nostra zona

I tedeschi occupano il Vicentino il 9, 10 e 11 settembre. Pongono presidi armati in tutti i centri maggiori. I partiti antifascisti nel mese di settembre 1943 danno vita al CLNP e al CMP. - Mentre il mondo cattolico si dedica alle iniziative di soccorso e di sostegno verso  i soldati e gli ufficiali alleati e verso gli incarcerati (si distinguono in questa attività personalità forti come Torquato Fraccon, Giacomo Rumor, Giacomo Prandina che si avvalgono della vasta struttura delle associazioni di volontari e delle parrocchie, formati alla scuola del vescovo mons. Rodolfi, autorevole difensore dell'autonomia delle organizzazioni cattoliche dalle pretese di dominio sulla gioventù dal regime fascista), la sinistra vicentina (comunista, azionista, socialista) impegna le sue forze migliori nella costruzione delle formazioni partigiane per l'avvio della lotta armata contro i nazifascisti. Punta sui partiti del CLN, sugli antifascisti usciti dalle carceri e dal confino, sulla guida illuminata di alcuni intellettuali, tra cui Toni Giuriolo, sulla solidarietà e aiuto concreto dei centri operai di Schio, Valdagno, Arzignano e Bassano. - I paesi di collina e di montagna e le centinaia di contrade sparse sui versanti montuosi dell'Alto Vicentino accolgono, aiutano e sostengono migliaia di giovani sbandati, di renitenti (i giovani cioè che non obbediscono ai bandi di chiamata sotto le armi della R.S.I di Mussolini), come accolgono, aiutano e sostengono i primi gruppi di "ribelli" che cominciano a formarsi. Condividono la loro vita e le loro condizioni tanti giovani contadini e montanari. - I bandi, gli appelli delle autorità, le ricerche della forza pubblica ottengono scarsi risultati: centinaia di giovani delle contrade entrano nei gruppi di "ribelli" e si cementa così l'unione fra antifascisti esperti e provati, operai delle fabbriche maggiori, militari di sentimenti patriottici, studenti e intellettuali dei centri urbani e contadini - montanari delle colline e dei monti vicentini.

Nella Valle dell'Agno

  • soldati tedeschi arrivano a Valdagno già il 20 agosto 1943; mirano al controllo degli stabilimenti Marzotto, importanti per l'attività bellica. Il 9 settembre i tedeschi occupano Valdagno e tutta la Valle dell'Agno, ponendo il comando in piazza Dante. il presidio militare, forte di 500 uomini, esercita il comando su tutti i centri della Valle. Altri presidi saranno poi posti a Cornedo, Castelgomberto, Brogliano, Trissino, impegnando 200 uomini.
  • Un valdagnese, un minatore della Miniera Pulii, Severino Visonà "Nave" si preoccupa, con l'aiuto di alcuni giovani, di mettere al sicuro quattro mitragliatrici, 20 fucili di soldati italiani e 5 moschetti, armi recuperate a S. Maria Panisacco e in contrada Magaraggia. Appartengono al presidio militare italiano, che si è dissolto. Le nasconde nella Miniera.
  • Una parte dei fascisti (quelli della prima ora, seguiti da giovani imbevuti di retorica) rialza la testa all'ombra dei tedeschi. Nasce il P.F.R. A Valdagno l'otto ottobre è già in funzione, con sede al primo piano di Palazzo Festari. Il reggente è il rag. Emilio Tomasi, futuro comandante delle "brigate nere".
  • Dall'ambiente valdagnese, operaio e intellettuale, scaturiscono due gruppi di "resistenti", che si oppongono ai nazifascisti: il gruppo di Castelvecchio - località Sacco e il gruppo di Campetto-Senebele-Rifugio Valdagno. li primo deriva dall'ambiente intellettuale, comprende Sergio Perin, azionista, Bruno Gavasso, comunista, Nico Zanotelli, Alberto Visonà, Rino Marchesini, Gianni Lotto e altri, come Antonio Pellizzari di Arzignano, figlio dei noto industriale Giacomo. L'esperienza dura da metà settembre a febbraio del 1944. Si sviluppa nel gruppo il confronto su un'Italia libera, più giusta, rinnovata. Dal gruppo scaturisce ii nucleo originario dei C.L.N. di Valdagno, costituito da Tovo Pietro "Piero Stella", Bruno Gavasso, Sergio Perin. In primavera si uniranno ad esso Nino Cestonaro, socialista, e Pietro Nizzero della DC. Il secondo, di estrazione operaia, guidato da Italo Rossi "Pedro" e da Dante Perlati "Giove" comprende una ventina di giovani che provengono dall'ambiente proletario di Maglio di Sopra. Sono sostenuti dalle famiglie, da "Nave", da "Piero Stella", dal dott. Mario Visonà e da giovani della Miniera, tra cui Lorenzino Griffani. La loro esperienza va dal 17 settembre alla vigilia di Natale 1943. I due gruppi non compiono azioni militari. Hanno però una grande importanza nella preparazione dei giovani alla lotta. Diventeranno presto bravi partigiani.
  • Intanto giungono a Valdagno e a Recoaro (al di là delle Piccole Dolomiti c'è l'Alpenvorland del Reich) "pezzi" di Ministeri della Repubblica Sociale: la direzione generale di polizia del Ministero degli Interni, con gli Archivi dell'Ovra; un reparto speciale della X MAS; la polizia di frontiera e dei trasporti; funzionari e militari del Sottosegretariato alla Marina (troveranno più tardi sistemazione a Montecchio Maggiore).
  • I bandi di chiamata si susseguono, rivolti ai giovani del 1925 e a quelli in congedo provvisorio delle classi 1924 e 1923 (7 novembre del gen. Gambara; 18 febbraio '44 di Graziani; 18 aprile '44 di Mussolini). I risultati sono deludenti. La maggioranza dei giovani sceglie di non presentarsi, rimane nascosta e, messa alle strette, sale sui monti.

Il gruppo di Malga Campetto

 La delegazione triveneta Garibaldi, che ha sede a Padova, dopo il tragico epilogo del Gruppo di Fontanelle di Conco-Malga Silvagno. invia sui nostri monti ai primi di gennaio '44 i padovani Raimondo Zanella "Giani" e Romeo Zanella "Germano"; arrivano a Fonte Abelina presso l'abitazione di Giuseppe D'Ambros "Marco". Sono due antifascisti esperti, già confinati e incarcerati dal fascismo. Provengono dalla lotta in Friuli. A Fonte Abelina arriva pure, accompagnata da "Pompeo" la pattuglia di "Marte" (6 partigiani armati inviati dall'organizzazione comunista di Schio). II giorno dopo "Pompeo" li accompagna al Giocale; poi raggiungono lo Spitz; "Giani" non giudica però idoneo e sicuro lo Spitz e verso gli ultimi di gennaio li guida a Malga Campetto di Recoaro. Dal Bosco di Marana sale a Campetto la pattuglia di "Giorgio", formata da partigiani vicentini che si richiamano al socialista Luigi Faccio. Da Padova arrivano "Oreste", "Franco", "Pino"; da Mantova giunge "Carlo"; da Vicenza salgono "Cirillo-Patata", "Leo", "Fulmine", "Vito"; da Valdagno sale un gruppo con Lorenzino Griffani "Tigre-Silvino"; da Recoaro: "Ubaldo", "Pompeo", "Ceo", "Romeo", "Armando", "Cita". Altri arrivi importanti avvengono tra febbraio e marzo: "Baby", 'Cesare", "Furia", "Spivak", "Dante". "Ciccia", "Miro", "Ursus", "Aquila". II gruppo di Malga Campetto, diretto da comunisti di provata esperienza, esprime una composizione e una fisionomia unitaria e pluralistica. Agisce sui monti dell'Agno. del Chiampo e dei Leogra. Il battesimo di fuoco è Io scontro di Malga Campetto (16-17 febbraio) e si risolve in una vittoria partigiana sul campo con positivi riflessi sulle popolazioni di Marana. Campodalbero, Durlo, Castelvecchio e sulle contrade alte di Recoaro. Infatti, dopo una sosta temporanea, "Giani" il comandante pone alcune basi del Gruppo ai Caile di Recoaro, alle contrade Bosco e Castagna di Marana e alla contrada Zordani di Durlo.

Il mese di marzo 1944, al comando di "Giani", "Oreste" e "Germano", vede in movimento e in azione dieci pattuglie di Malga Campetto contro i nazifascisti; "Ubaldo" guida i suoi uomini verso Posina e Val Leogra: "Ursus" verso le contrade alte di Staro; "Marte" verso Vai Leogra - Tretto e Novegno: "Cita" verso Rovegliana e Monte Civillina; la pattuglia recoarese verso Campofontana e Giazza; "Pino" verso l'Alta Lessinia e la Val d'Adige; "Dante" verso Durlo Chiampo e Badia Calavena; "Ciccio" verso Badia - Tregnago Illasi; "Tigre-Silvino" verso la Valle dell'Agno fino a Trissino; "Terremoto" verso Torreselle - Monteviale.

Contro le pattuglie di Malga Campetto e gli altri gruppi che si muovono sui monti della Val Leogra (di "Luis" - "Guido" - "Tar" - "Turco" - "Bixio" - "Folgore" - "Scalabrino" "Nino Stella" e altri) i nazifascisti lanciano otto rastrellamenti sui monti e nelle valli dell'Agno, del Leogra, del Chiampo. Le pattuglie partigiane si sottraggono con abilità alle operazioni di rastrellamento. Sono protette, aiutate, nascoste dalla popolazione perché sono fatte a misura di contrada. Diffondono fra la popolazione il seme della ribellione ai fascisti e ai tedeschi, gli ideali di pace e di giustizia, l'amore per la libertà. La loro lotta assume il carattere di Guerra di Liberazione dall'occupazione straniera e dalla dittatura.

Marzo è il mese di grandi scioperi dei lavoratori del Vicentino e anche della nostra Valle, organizzati dal C.L.N. e dai Comitati di azione clandestina nelle fabbriche, contro la precettazione e il trasferimento di manodopera maschile e femminile in Germania, contro il trasferimento dei macchinari, per l'aumento delle paghe e il controllo dei prezzi, per l'aumento dei grassi e del latte alle famiglie. La Marzotto, la Miniera Pulii, la Valdol, la Pellizzari sono paralizzate. Alla ripresa del lavoro 80 lavoratori della Marzotto sono tradotti d'autorità in Germania e Cecoslovacchia, 4 operai della Pellizzari uccisi al Castello della Villa a Montecchio Maggiore e 24 deportati a Mauthausen, Gusen e Dachau.

Per completare il quadro dello sviluppo del movimento partigiano è necessario introdurre un altro personaggio importante: Alfredo Rigodanzo "Ermenegildo-Catone", di Selva di Trissino. Nato nel 1922, studente liceale, viene precettato nel settembre 1942 e poi inviato in Grecia. Rientra di lì in convalescenza nel maggio '43. Costretto a presentarsi dopo l'8 settembre, destinato a Verona, riesce a fuggire e torna a Selva. Inizia così un intenso lavoro fra i giovani di Selva di Trissino, Nogarole, Alvese, S.Benedetto, Lovara, Quargnenta e Piana di Valdagno, aiutato da "Claudio", "Giorgio" e "Franz". Li invita a ribellarsi ai fascisti e ai tedeschi. Entra presto in contatto con gli uomini di Malga Campetto. Ai primi di aprile ha un incontro con il comandante "Pino" ed entra nella lotta con un largo seguito. Gli uomini della catena del Faldo si saldano così ai partigiani delle montagne recoaresi. Da questa fusione nasce la Brigata Stella; rimarrà salda fino alla Liberazione.

Gli sviluppi

Nel mese di aprile "Dante" e "Pino" assumono la direzione del Gruppo di Malga Campetto. Si registrano adesioni e arrivi importanti: "Armonica", "Giro", Attilio Andreetto "Sergio", Nello Boscagli "Alberto". Si intensificano le azioni militari partigiane: 1 in febbraio; 11 in marzo; 14 in aprile. 17 maggio a Campodavanti di Sotto nasce la prima Brigata d'Assalto "Ateo Garemi" XXXa Brigata Garibaldi; si articola in due battaglioni: "Stella" e "Apolloni"; alla testa dei btg Stella sono "Dante" e "Pino". Sono 64 le azioni partigiane contro i nazifascisti fino ai primi di agosto (la più clamorosa: il disarmo della Marina a Montecchio Maggiore nella notte fra il 23 e il 24 luglio 1944).
Il ruolo delle donne (partigiane, staffette e sostenitrici) assume una grande importanza; delicati, pericolosi e difficili sono i compiti loro affidati. Oltre 200 donne ottengono il riconoscimento di partigiane e patriote della Brg. Stella, inquadrate alla Liberazione nel Btg. Amelia. Le risposte nazifasciste alle azioni partigiane sono feroci e distruttive anche contro i civili: il 27 aprile bruciano le contrade recoaresi Pace, Storti, Cornale; l'11 giugno '44 avviene la strage di Borga; il 3 luglio sono fucilati a Valdagno 7 esponenti della Resistenza civile, politica; il 5 luglio sono incendiate alcune contrade di Castelvecchio e di Marana; dal 5 al 13 luglio la Valle del Chiampo è messa "a ferro e a fuoco". La Resistenza però non si ferma. L'8 agosto il Btg. Stella diventa Brigata, suddivisa in 5 battaglioni: "Romeo", "Brill", "Cocco", "Tordo" e Btg. di Pianura. Caduti "Dante" e "Pino", assumono il comando "lura" - Armando Pagnotti e "Catone" -Alfredo Rigodanzo. In settembre il Feldmaresciallo Albert Kesselring trasferisce a Recoaro, alle Fonti Regie, il comando delle truppe tedesche in Italia e del fronte sud-ovest europeo. La presenza tedesca a Recoaro sale a 1500 uomini.

L'Operazione Timpano (Pauke) con i rastrellamenti del 9 settembre e dal 12 settembre fino al 16 nelle valli e sui monti dell'Agno, del Chiampo, dell'Alpone e dell'Illasi (con 89 caduti partigiani e civili) ha l'obiettivo di tenere in sicurezza tutta l'area intorno al Comando Supremo Tedesco.

La Pasubio di G. Marozin "Vero" è sbaragliata. Alla fine di ottobre si trasferirà con un gruppetto di "fedelissimi" in Lombardia. La Brigata Stella, colpita duramente nel Btg. Brill, è costretta ad un periodo - breve ma necessario - di sosta.

Il 26 settembre, in una fattoria di Pugnello di Arzignano, ha luogo la prima riunione dei comandanti (di Brigata, Battaglioni, Distaccamenti e Pattuglie) della "Stella", alla presenza di Lino Marega "Lisy", commissario politico del Gruppo Brigate Garemi. Si gettano le basi di un periodo impegnativo di riorganizzazione della struttura militare della brigata e del suo metodo di lotta. E' una fase decisiva, alla quale partecipano anche alcuni protagonisti della Resistenza di Brogliano (Bovo Lucato "Riccardo", Santo Montagna "Battaglia-Maresciallo", Flora Cocco "Lea", Luigi intelvi "Tigre"), che porta ad una sicura ripresa della "Stella" e ad una espansione nella Valli del Chiampo, dell'Alpone e dell'illasi. - il 5 ottobre viene formato il Btg. Leo ("Leo" - Cocco Giovanni, caduto il 9 settembre '44); - il 5 novembre è creato il Btg. Giorgio Veronese (Petronio Veronese, caduto il 9 settembre 44

Il 28 novembre nasce il 6° Battaglione, poi "Gian dalla Bona" (caduto il 23 febbraio '45); - il 5 gennaio 1945 è fondato il Btg. Anibo (Dando Ceretta "Anibo", caduto il 30.9.1944); - il 28 gennaio si costituisce il Btg. Selva - Bepi Maimeri; - il 15 febbraio "Castello" - Fresco Agostino e "Adria" - Fernando Barbuiani diventano comandante e commissario del Btg. Perseo, nell'Alpone; - il 15 marzo 1945 è fondato il Btg. Martiri Val dell'Agno con "Pedro" e "Rifles".
Questi battaglioni, uniti al Btg. Romeo e al Btg. Brill (nove in tutto), affronteranno nazifascisti nei giorni caldi e gloriosi della Liberazione, contribuendo alla conquista della pace, della democrazia, della libertà e del diritto a lottare per la giustizia e per una società più giusta per tutti. Nell'ultimo periodo sono stati attivi anche tre battaglioni della Brigata Rosselli, nel fondovalle e nei centri urbani dell'Agno e dei Chiampo. Dal dicembre alla Liberazione i battaglioni della Stella sono stati sostenuti dalle Missioni Militari "Dardo" e "Grandad" con otto aviolanci, che hanno rafforzato con armi ed esplosivo la loro capacità offensiva. La Brigata Stella, poi promossa Divisione (del Gruppo Divisioni Garemi) ha avuto 1782 uomini e donne riconosciuti partigiani e patrioti con 181 caduti. Bovo Lucato "Riccardo" è uno di questi caduti. E' stato un protagonista della Resistenza, della riorganizzazione e dell'espansione della Brigata Stella. Ha pagato con la vita il suo impegno il 20 febbraio 1945. La comunità di Brogliano può essere fiera di lui ed è giusto far conoscere la sua vita e la sua storia, come ha fatto la nipote Brigida Randon con la sua ricca ricerca. Con lei ci congratuliamo, certi che verrà diffusa e apprezzata.