Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Negli anni 60 e 70 del 900 uno storico intellettualmente non molto onesto (de Felice) lanciò il messaggio che la resistenza armata era stata uno scontro tra due minoranze ideologiche assetate di sangue e che la maggior parte della popolazione ne fu estranea. La tesi è assolutamente falsa. Leggete il bando

Si parla di sospensione della pena (che era di morte) e la commutazione in 10 anni di galera.
Il bando non lo dice, ma erano perseguibili anche i familiari che nascondessero i renitenti/ disertori.

 Il Decreto n. 336 del 9 marzo ’44, testualmente riporta “L’8 corrente scade il termine di presentazione per le classi 1922-23-24-25. Ai renitenti disertori verrà inflitta, dopo tale data, la pena di morte per fucilazione”.
Si presenta, però una percentuale molto bassa di giovani e fra costoro vi sono quelli che vogliono solo prendere tempo perché hanno già deciso di disertare alla prima occasione.
Mussolini tenta di correre ai ripari con una tattica semplice: cerca  di convincere i renitenti e gli sbandati, che costituiscono una parte considerevole delle forze partigiane, a regolarizzare la propria posizione uscendo dalla clandestinità:
- Proroga l’ultimatum al 15 aprile, poi al 18 aprile; preso atto dello scarso interesse suscitato dall’iniziativa, il termine è prorogato di un altro mese, e dal momento chi il testo è pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” della RSI il 25 aprile, l’ultima scadenza è fissata al 25 maggio 1944.
- Nei mesi di marzo e aprile emana gli ordini di richiamo alla leva dei sottufficiali delle classi 1918-19-20-21 (entro il 6 Aprile), sottufficiali e truppa delle classi 1916 (entro il 12 Aprile), sottufficiali e truppa delle classi 1917 (entro il 25 Aprile), sottufficiali e truppa della classe 1914-15 (entro il 26 Aprile), truppa della classe 1918-19 (entro il 1 Maggio).
Dal canto suo Graziani, ministro della difesa della RSI, tenta di forzare il reclutamento estendendo le pene ai famigliari: con burocratica precisione, sono previsti: “l’arresto del padre del renitente o disertore, il ritiro immediato delle carte annonarie a tutti i parenti di primo grado, esclusi soltanto i bambini inferiori di 10 anni, il ritiro immediato delle licenze di esercizio e di circolazione delle autovetture per tutti i parenti di primo e secondo grado, la sospensione immediata del pagamento delle pensioni ai genitori, la sospensione immediata dagli impieghi statali e parastatali dei famigliari di primo e secondo grado”.

Il Capo della Provincia di Vicenza, Neos Dinale, con circolare del 6.3.44 della Prefettura di Vicenza, ordina:
“E’ fatto divieto a tutti i datori di lavoro ed a tutti i capi di amministrazioni sia pubbliche che private di assumere in servizio personale già alle armi o soggetto ad obblighi militari che non sia in possesso dei prescritti documenti (congedo, licenza, ecc.) attestanti la regolarità della sua posizione militare. Il personale eventualmente assunto o riassunto che si trovava precedentemente alle armi o che sia soggetto ad obblighi militari, che non può dimostrare di aver regolarizzata, entro dieci giorni dalla pubblicazione del presente decreto, la propria posizione militare, dovrà essere immediatamente licenziato. Contro i trasgressori verrà proceduto a norma di legge”.
E’ tutto inutile, anzi, i risultati pongono l’accento ancora di più sulla debolezza politica del duce e della sua repubblica, ambedue sempre più fantocci dei tedeschi.

Un elemento non secondario della renitenza/diserzione fu l'idea che si poteva essere mandati sul fronte russo o altra zona di combattimento. Per fare un esempio il famoso attore (del dopoguerra) Walter Chiari (Annichiarico di cognome) il 6 giugno del 44 si trovava in Normandia con una batteria a sparare contro gli americani che sbarcavano

La leva obbligatoria spinse i giovani in montagna e nelle formazioni partigiane