Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Nella rappresaglia che portò alla morte dei 7 martiri (3 Luglio) i tedeschi avevano trovato in tasca a Bietolini un biglietto che confermava l'incontro che doveva esserci tra il comando della Garemi e il Marozin. I fascisti, che arrestarono il Bietolini che operava sotto il nome di Bruno Morassuti non sapevano di aver preso il responsabile provinciale del PCI e i tedeschi non indagarono sullo stesso altrimenti vi sarebbero state feroci torture per farlo parlare.
Comunque il biglietto confermava ai tedeschi che nella zona a cavallo tra valle dell'Agno e del Chiampo erano in atto interessanti movimenti. Da alcuni giorni avevano organizzato un piano di rastrellamento che misero in atto il 5 Luglio.

I tedeschi dovevano impiegare truppe numerose per tenere almeno i punti più importanti del territorio, ma rispetto ai partigiani erano dotati di una mobilità immensamente maggiore. Potevano così concentrare nei punti che ritenevano più importanti forze schiaccianti. Così venne fatto quel 5 Luglio. Diebold comadante di Valdagno prese contatto con i presidi di Arzignano e Chiampo per una manovra a tenaglia che lasciasse poche vie di fuga ai partigiani. Si vede infatti dalla cartina allegata che era prevista la discesa di una formazione dal monte Marana verso la frazione di Marana per tagliare la via di fuga.

I tedeschi che salivano, il 4 luglio,  da Valdagno verso la dorsale per una ricognizione preventiva vennero intercettati dai partigiani di guardia al Zovo di Castelvecchio che però ben poco poterono fare oltre a una azione di disturbo; comunque nel nutrito scambio di colpi rimasero feriti due partigiani e un tedesco.
Il rastrellamento vero e proprio cominciò il giorno dopo alle 5 di mattina quando un colpo di cannone interruppe il suono delle campane del campanile di Marana. Prima fu presa di mira la contrada Conte di Marana, poi Marana stessa.

Il sistema messo in atto dai tedeschi era brutalmente semplice: da altissimo  e Castelvecchio venivano sparati contro le case e i fienili proiettili incendiari di cannone (probabilmente 37 mm del reparto della Luftwaffe di Valdagno), poi quando si vedevano il fumo e le fiamme si cambiava bersaglio. Nel frattempo i rastrellatori avanzavano. 
Candiago ne "la passione del Chiampo" riporta che parevano esserci due colonne principali, una che saliva da Valdagno verso i Bertoldi, i Lasta e i Sartori, l'altra che sale da Crespadoro verso il dorso di Marana. 

Il combattimento (o meglio la sparatoria su contrade indifese) dura dalle 7 di mattina alle 8 di sera.

Alla sera il tragico bilancio: praticamente distrutte le contrade Bertoldi, Lasta, Zovo, Franchi, Munari, Vallarsa, Tomba, Gnani, Titaldi  in tutto 170 persone rimaste senza casa; a Marana ci sono 4 morti: tre donne e un vecchio. I partigiani di Marozin persero 4 uomini e la colonna di Valdagno ebbe 2 feriti.

Come si può capire dalle cifre lo scopo del rastrellamento non era colpire la formazioni partigiane, ma le loro basi e la popolazione civile che li sosteneva