Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

- Gianattilio Dalla Bona “dott. Gian” di Emanuele, cl.18, nato a S. Anna d’Alfaedo (Vr) e residente a Verona, studente universitario in medicina; “medico” partigiano già presso il Btg. “Danton” di Marozin, poi della Brigata “Stella”. Decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Riportiamo da Studi storici Giovanni Anapoli e dall'Atlante delle stragi

I fatti:

Il 22 febbraio 1945 in località Zuccante di Rovegliana (Recoaro Terme) un gruppo di brigatisti neri della valle dell’Agno, impegnati in un’azione di rastrellamento, catturava in una malga i partigiani “Gian” Attilio Dalla Bona e “Carnera” Guglielmo Ongaro. Altri due partigiani, feriti durante lo scontro a fuoco che precedette la cattura, riuscirono a dileguarsi. “Gian” era un medico partigiano e quel giorno si era recato in località Zuccante di Rovegliana per assistere dei feriti; era disarmato. Venne catturato, legato e trasportato insieme a “Carnera” presso il comando della Brigata Nera di Recoaro. Qui “Gian” venne torturato per 26 ore, ma senza esito alcuno. Il giorno successivo, 23 febbraio, tre brigatisti di Valdagno salirono a Recoaro per prelevarlo. “Carnera”, invece, venne trattenuto a Recoaro perché, a detta di un fascista, “era di aiuto alla cattura di altri partigiani”. Sulla strada per Valdagno, nei pressi di contrada Facchini Sinistra, i brigatisti di scorta uccisero a raffiche di mitra “Gian” Attilio Dalla Bona. Il corpo, trovato bocconi in una valletta, con la testa in una pozzanghera d’acqua, portava i segni delle percosse e delle torture subite. Ufficialmente, secondo il rapporto steso dalla Brigata Nera di Valdagno dietro richiesta della Pretura della città, “Gian” aveva tentato di fuggire. Viceversa, Giovanni Visonà gli ha scaricato addosso i 63 colpi del mitra, e gli altri poi hanno fatto scempio del corpo del giovane strappandogli la lingua e i denti, gettandolo quindi giù dalla scarpata.
Gianattilio Dalla Bona “dott. Gian” è decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, è intitolato a suo nome un battaglione della Brigata “Stella”, e una strada nel suo paese natale.

Gian Dalla Bona era nato a S.Anna d'Alfaedo. Subito dopo aver conseguito la laurea in medicina, Dalla Bona aveva frequentato un corso per allievi ufficiali medici ed era stato quindi mobilitato come sottotenente. L’armistizio lo coglie a Verona, mentre è in licenza, e lui continua a curare feriti e malati nell’ospedale di piazzetta Santo Spirito. Dopo qualche mese si rende conto che la sua opera umanitaria può dispiegarsi meglio sulle montagne dove operano i partigiani; così quello che sarebbe poi stato conosciuto come il “dottor Gian”, raggiunge le zone operative della brigata partigiana Pasubio e si aggrega alla banda di Giuseppe Marozin, alias “Vero”. Il “dottor Gian” si sposta da una località all’altra, allestendo nelle caverne della zona basi di soccorso e d’assistenza sanitaria.
Per mesi cura partigiani e semplici valligiani e quando, nel settembre del 1944, la formazione di Marozin viene annientata, Gian Attilio Dalla Bona riesce a raggiungere la Stella, operante nelle valli dell’alto Vicentino. Nel rigido inverno del 1944 il “dottor Gian” assiste i patrioti che hanno bisogno delle sue cure, diventa il “medico di famiglia” dei valligiani, non si sottrae a qualche combattimento, rimane anche ferito. Ma continua soprattutto nella sua opera umanitaria.
Resta nascosto nei bunker assieme ad altri partigiani; Teresa Peghi (Wally) racconta che lo ebbe assieme ad altri nel suo buco
Forse illudendosi che la sua oper aumanitaria lo risparmiasse dall'odio dei fascisti continuò a prestare opera si assistenza sanitaria; fu invece proprio questa opera ad alimentare l'odio dei fascisti che non potevano permettere che i feriti e i malati partigiani potessero essere curati meglio di loro.
Il 21 febbraio del 1945, mentre è in corso un massiccio rastrellamento, Dalla Bona viene a sapere che in una malga, trasformata qualche tempo prima dai partigiani in fragile fortino, ci sono da assistere un contadino semiparalizzato e un bambino malato. Lui li raggiunge e li cura; poi torna indietro perché, lungo la strada ha sentito dei lamenti. Aiutato da alcuni mandriani, recupera due partigiani e due brigatisti neri, rimasti feriti negli scontri del mattino, e li trasporta nella malga. Mentre li sta curando, irrompono i rastrellatori, che non sanno far di meglio che picchiare il medico “nemico”; poi, per “lavorarselo” a dovere, trasportano il “dottor Gian” nel carcere di Recoaro. Il prigioniero, come abbiano detto, viene interrogato per ventisei ore consecutive, ma nonostante le torture non dice nulla che possa danneggiare i suoi compagni della “Garemi”.
Così lo prende in consegna il brigatista nero Giovanni Visonà (sarà poi giustiziato dopo la Liberazione), che è accompagnato da due ragazzini, assoldati nella Brigata nera di Valdagno per 50 lire il giorno. I tre caricano su un’auto il “dottor Gian”, lo trasportano nella valletta denominata Facchini di sinistra e lo massacrano a raffiche di mitra dopo avergli strappato la lingua. A posteriori diranno che il dalle Bona sputò loro in faccia come insulto un viva Stalin. Come estrema offesa portarono la sua lingua su un piatto all'osteria dei Bonomini dove il padre di chi scrive che lì lavorave ebbe occasione di vederla e vomitare.
Si riporta la motivazione della medaglia d'oro

Sottotenente medico di cpl., Partigiano combattente

Motivazione

«Dopo l’armistizio, studente di medicina, esercitava attività di medico presso formazioni partigiane, fornendo, in difficili circostanze, belle prove di coraggio e particolarmente distinguendosi nel combattimento di Durlo ed in quello di Vestenanuova dove, benché seriamente ferito, continuava con nobile abnegazione a prodigarsi nelle cure dei compagni colpiti. Nell’esercizio della sua missione cadeva in mani nemiche. Lungamente interrogato ed atrocemente torturato manteneva contegno fiero ed esemplare nulla rivelando che potesse compromettere i compagni. Barbaramente trucidato, cadeva da forte nel nome d’Italia e della libertà.» — Zone di Verona e di Vicenza, giugno 1944 – febbraio 1945.

Durante il rastrellamento del 22, tra l’altro, in Contrà Cornaletti, è saccheggiata l’abitazione di Assunta Storti di Alessandro, in loc. Valcalda, è dato alle fiamme dai tedeschi il fienile e in loc. Maso è bruciata dalle BN la stalla e il fienile sempre di Costante Storti di Gio Batta; in Contrà Ongaro, è saccheggiata da parte della BN di Recoaro l’abitazione di Fiorina Ongaro di Gio Batta.

I nazi-fascisti coinvolti:
- Reparto tedesco non identificato.
- 4^ Compagnia “Antonio Turcato” di Valdagno della 22 Brigata Nera.
- Emilio Tomasi, Francesco Venzo, Giovanni Visonà, Pietro Marchioro, Giancarlo Pozzani, Mario Stissi, Daniele Storti.