Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Il tetro militare mediterraneo era affidato agli inglesi. Fin quasi alla fine nelle mani del maresciallo Alexander di cui uno dei suoi alti ufficiali ebbe a dire: dal collo in ù tutto osso. La politica inglese prevedeva il mantenimento della monarchia, come elemento di stabilità, data l'inaffidabilità e la confusione dei sei partiti antifascisti che formavano il Comitato di Liberazione Nazionale. Militarmente parlando gli alleati erano stati estremamente delusi dal fatto che dopo l'8 settembre il Governo Badoglio non fosse riuscito a fornire nulla di più che due misere divisioni che non vennero nemmeno utilizzate affiancate, ma disperse in diversi corpi d'armata. Sebbene l'organizzazione militare italiana fosse riuscita a fornire ben 200.000 uomini (per lo più adescati per fame) questi venivano utilizzati nelle retrovie per trasporti, riparazioni strade e ferrovie.
Quindi in questo quadro chi erano, per gli inglesi, quelle bande che combattevano oltre le linee tedesche? briganti, banditi probabilmente. E da chi dipendevano? dai partiti antifascistti? figurarsi! questi incapaci che fino all'arrivo di Togliatti dall'URSS si erano rifiutati di partecipare al Governo Badoglio.
L'idea del SOE era di mandare al Nord degli ufficiali che si ponessero a capo di queste bande. Gli aiuti (armi, medicinali e denaro) sarebbero stati condizionati dalla pronta e leale obbedienza a questi ufficiali di collegamento.

La realtà della guerra spazzò via, nell'estate 44, queste illusioni alleate. Il movimento si espanse, cominciarono a giungere notizie di battaglie vittoriose e di stragi terrificanti da parte dei tedeschi. Con gran scorno dei servizi coloniali inglesi che volevano una guerriglia immensa, ma eterodiretta, i partigiani si diedero sia un comando militare unificato che una direzione politica (CLN Alta Italia)

Mentre si approssimava l'inverno e si prevedeva l'arresto sulla linea gotica venne il tempo di chiarire i rapporti tra alleati e partigiani. Una delegazione mandata dal CLN AI passò dal Piemonte alla Francia e da lì venne trasportata a Roma dove incontrò il generale Wilson.
In data 23 Novembre 1944 riportiamo il verbale della prima discussione
« I. - Forza del movimento partigiano. Il signor Longhi, rispondendo a domanda di Sacmed, ha detto che il numero totale di partigiani sotto controllo del C.L.N.A.l. ammonta attualmente a circa 90.000, la maggior parte dei quali si trova nelle montagne. Nelle città vi è approssimativamente un numero doppio di partigiani, per la maggior parte disarmati e difficili da organizzare. Il movimento più forte è in Piemonte, ma sforzi sono in corso per rinforzare il movimento in Emilia e nel Veneto. Il movimento non è altrettanto forte in Trentino o Venezia Giulia, dove vi sono considerevoli popolazioni austriache e slovene.
II. - Direttive future per i partigiani italiani. Sacmed ha detto che è difficile predire come le operazioni in Italia si sarebbero sviluppate nei prossimi mesi, ma che la sua politica è di assistere i partigiani al massimo possibile, per permettere loro di mantenere le loro attività attraverso l'inverno. Essi non dovrebbero, peraltro, attendersi un grande aumento nei loro effettivi durante l’inverno. Esiste un limite al tonnellaggio di rifornimenti che possono essere fatti ai partigiani durante i mesi invernali in relazione al cattivo tempo e al numero limitato di aerei disponibili. Egli è del parere che i partigiani debbano mantenere le loro attività contro il nemico nel limite delle possibilità permesse dal volume di rifornimenti e si preparino e si organizzino per il momento in cui i tedeschi si ritireranno. Il com. Holdsworth [ha detto] che il Comitato si doleva molto del recente proclama del gen. Alexander che invita i partigiani a limitare le loro attività durante l’inverno. Non è profittevole mettere dei freni ai partigiani che operano lontano dalle loro case. E’ necessario, per mantenere le formazioni partigiane in esistenza e ad un alto livello di efficienza, condurre operazioni attive senza interruzione. Il signor Longhi [ha detto] che la situazione dei partigiani italiani è differente da quella dei partigiani in Francia o in Jugoslavia in quanto i partigiani italiani hanno a che fare con i fascisti italiani oltre che con i tedeschi. Mentre, da un lato, la composizione delle formazioni militari fasciste è non compatta e 1 disertori sono frequenti, vi sono alcune migliaia di « desperados » che costituiscono un’opposizione formidabile.
III. - Riconoscimento del C .L .N .A .l. Il signor Longhi ha fatto urgenza perchè riconoscimento ufficiale sia dato al C.L.N.A.L, che ha riunito tutti i gruppi partigiani antifascisti. Il generale Valenti è stato messo al comando delle loro operazioni. Il Comitato richiede un mandato appropriato del Governo Italiano, che dovrebbe comportare l’approvazione esplicita di Sacmed. Sacmed ha risposto che la Commissione Alleata sarebbe fra breve a suggerire al Governo Italiano che il tempo è ora maturo per il riconoscimento del Comitato. Egli ha riconosciuto l’urgenza di questa questione dal punto di vista della delegazione, e i termini del riconoscimento saranno tra breve discussi con il Governo Italiano. I punti da determinare includerebbero il finanziamento, i rifornimenti e la deposizione delle armi dopo la liberazione. E’ da discutersi anche la procedura del trattamento dei partigiani dopo la liberazione. Il signor Longhi ha detto che il Comitato desiderava che i partigiani dopo la liberazione fossero incorporati nell’esercito italiano, fino ai numeri permessi.
IV. - Direttive di anti-bruciamento. Sacmed ha chiesto quali misure si stanno prendendo per impedire al nemico le sue misure di anti-bruciamento, al momento della ritirata. Il signor Longhi ha risposto che, dal punto di vista passivo, parti essenziali di macchinario vengono nascoste nelle campagne. Dal punto di vista attivo precisi compiti di difesa vengono assegnati a formazioni, nelle zone industriali, ma vi è scarsità di armi automatiche e di risorse per la difesa contro tanks e carri corazzati. Sacmed ha suggerito che operai debbano essere armati in anticipo per prevenire le azioni di squadre di demolizione tedesche, che normalmente sono di forza limitata. Ha dato per esempio i successi ottenuti in questo campo da operai francesi e greci.
V. - Finanziamento. Il gen. Stawel! ha osservato che i partigiani incorrono in spese in città per accumulare stocks di viveri nelle fabbriche, e che queste spese non possono essere soddisfacentemente fatte, se i pagamenti ai partigiani fossero fatti su una base « per testa », come è stato suggerito. Il signor Longhi dice di aver sentito menzionare la somma di 100 milioni di lire al mese come un appropriato versamento al Comitato. Egli non considera sufficiente tale somma e stima che 160 milioni di lire al mese siano necessari. Ha aggiunto che le discussioni con membri del Governo Italiano indicano che il Governo Italiano è disposto a versare tale somma. Sacmed suggerisce che un’assegnazione in blocco per ciascuna specifica zona sia aggiunta al versamento su una base ” per testa ” . Il Signor Longhi dice che, per le diificoltà di comunicazione e per altre ragioni, sarebbe difficile designare in altro modo che in dividere l’Italia del Nord nelle zone di Milano, Genova e Venezia.
Sacmed ha segnalato la necessità di mantenere le attività dei partigiani a tergo delle linee nemiche anche dopo che una parte del territorio è stata liberata, e aggiunge che ciò rende necessaria una serie di vari centri di distribuzione di fondi. Il signor Longhi ha preso impegno di discutere ancora la possibilità di formare una serie di aree, di estensione appropriata, in Italia settentrionale, per il versamento di fondi, in relazione alla politica di anti-bruciamento del Comitato. Aggiunge che, per la difficoltà di organizzare che i fondi siano disponibili nei luoghi e al tempo opportuno, una ragionevole latitudine deve essere lasciata al Comitato. La somma massima, fissata d’accordo, non sarebbe superata, e entro tale massimo non si sarebbe speso più del necessario.
VI. - Radiotrasmissioni della B . B . C. Il com. Holdsworth ha fatto presente che gli orari e il contenuto dei programmi della B. B. C. per i partigiani in Italia possono essere materialmente migliorati. Sacmed risponde che è disposto a scrivere a Londra su questo argomento, e ha dato istruzioni al com. Holdsworth di fargli avere il materiale necessario.
VII. - E x prigionieri d i guerra alleati con 1 partigiani italiani. Il signor Longhi, in risposta a una domanda di Sacmed, dice che vi sono da 4 a 5 mila ex prigionieri di guerra britannici ed americani in libertà in' Italia Settentrionale, ma che non più di 5 o seicento di questi combattono con i partigiani »

Dopo queto primo incontro il generale Wilson dettò il seguente accordo

1) - Il Comando Supremo Alleato desidera che la più completa collaborazione militare sia stabilita e mantenuta fra gli elementi che svolgono attività nel movimento di resistenza. Il CLNAI stabilirà e manterrà tale cooperazione in modo da riunire tutti gli elementi che svolgono attività nel movimento della resistenza, sia che essi appartengano ai partiti antifascisti del CLNAI o ad altre organizzazioni antifasciste”.

2) – Durante il periodo di occupazione nemica il comando generale dei Volontari della Libertà (e cioè il comando militare del CLNAI) eseguirà per conto del CLNAI tutte le istruzioni date dal comandante in capo A.A.I. (cioè Alexander, comandante delle armate alleate in Italia), il quale agisce in nome del Comandante supremo alleato. Il Comandante supremo alleato desidera, in linea generale, che particolare cura sia dedicata a salvaguardare le risorse economiche del territorio contro gli incendi, le demolizioni e consimili depredazioni del nemico”.

3) – Il capo militare del comando generale dei Volontari della Libertà deve essere un ufficiale accetto al Comandante in capo A.A.I., il quale agisce per conto del Comandante supremo alleato”.
Il che, in parole povere, significa che il CLNAI deve accettare l’autorità del generale Raffaele Cadorna, fiduciario di Alexander, la cui già indiscutibile autorità è ancor più rafforzata dall’avallo di Wilson.

4) – Quando il nemico si ritirerà dal territorio da esso occupato, il CLNAI farà il massimo sforzo per mantenere la legge e l’ordine e per continuare a salvaguardare le risorse economiche del paese in attesa che venga costituito un governo militare alleato. Subito, all’atto della creazione del governo militare alleato, il CLNAI riconoscerà il governo militare alleato e farà cessione a tale governo di ogni autorità e di tutti i poteri di governo locale e di amministrazione precedentemente assunti. Con la ritirata del nemico, tutti i componenti del Comando Generale dei Volontari della Libertà del territorio liberato passeranno alle dipendenze dirette del comandante in capo A.A.I. ed eseguiranno qualunque ordine dato da lui o dal governo militare alleato in suo nome, compresi gli ordini di scioglimento e di consegna delle armi, quando ciò venisse richiesto”.

5) – Durante il periodo dell’occupazione nemica dell’Alta Italia verrà dato al CLNAI, insieme con tutte le altre organizzazioni antifasciste, la massima assistenza per far fronte alle necessità dei loro membri, che sono impegnati nel contrastare il nemico nel territorio occupato; un’assegnazione mensile non eccedente i 160 milioni di lire mensili verrà consentita per conto del Comandante supremo alleato per far fronte alle spese del CLNAI e di tutte le altre organizzazioni antifasciste. Sotto il controllo del comandante in capo A.A.I. tale somma sarà attribuita alle zone sottoindicate nelle seguenti proporzioni: Liguria 20, Piemonte 60, Lombardia 25, Emilia 20, Veneto 35”:

6) – Missioni alleate addette al CLNAI, al comando generale dei Volontari della Libertà o a qualsiasi dei suoi membri, saranno da loro consultate in tutte le questioni riguardanti la resistenza armata, le misure antincendi e il mantenimento dell’ordine. Gli ordini emanati dal comandante in capo A.A.I. e trasmessi per tramite delle competenti commissioni saranno eseguiti dal CLNAI e dal comando dei Volontari della Libertà e dai loro componenti”.

Come si vede un diktat in piena regola che poneva il CLN Alta Italia agli ordini degli alleati attraverso un alto ufficiale (gen. Cadorna), poi imponeva l'immediato scioglimento delle formazioni una volta occupate le zone dagli alleati.
Ingoiando amaro i rappresentanti del CLN Alta Italia firmarono l'accordo che, tuttavia, conteneva una contraddizione che Paietta e gli altri avevano subito colto:
Il CLN Alta Italia e le formazioni da esso dipendenti venivano ufficialmente riconosciute come emanazione del Governo Parri a Roma; quindi delle due l'una: o il Governo Parri (o chi per esso) al momento della liberazione avrebbe sciolto le formazioni e il CLN Alta Italia o gli alleati avrebbero fatto un atto ostile verso il Governo Parri.
Va segnalato che nell'ottusa ottica militare di Wilson l'accordo non era stato presentato e sottoscritto dal Governo Parri.

Si fece così strada in tutti i partiti del CLN Alta Italia l'idea che se gli alleati avessero trovato le città liberate e gli organismi di governo insediati sarebbe stato molto più difficile mandarli a casa e instaurare un regime di occupazione coloniale; in altre parole l'insurrezione nazionale doveva servire non a instaurare una repubblica dei soviet, ma amministrazioni democratiche espressione del Governo di Roma.
Anche la DC e i liberali (che di politica qualcosa capivano) approvarono questa linea, si oppose invece il gen. Cadorna che forse capiva qualcosa ma non dipendeva dal Governo di Roma, ma dagli alleati.
Così nei durissimi mesi da gennaio a marzo si nominarono in segreto prefetti, sindaci, consigli comunali; una parte di questi finì arrestata e nei campi di sterminio tedeschi.
L'insurrezione doveva avvenire dopo l'attacco degli alleati alla gotica e prima dell'arrivo degli stessi. E' ovvio che il peso politico di questa operazione gravava sulle grandi città (Torino, Genova, Milano). Con una certa sorpresa invece l'operazione riuscì in quasi tutte le città del Nord Italia.
"Aldo dice 26x1" fu l'ordine lanciato il 25 aprile dal CLN AI, ossia insurrezione nazionale dalle ore 01 del 26 Aprile

L'attacco alla linea gotica iniziò con i bombardamenti il 9 Aprile, solo però il 20 Aprile avvenne lo sfondamento del fronte tedesco a sud di Bologna. Ma non era ancora il momento per l'insurrezione nazionale perchè le truppe tedesche potevano ritirarsi sul Po e resistere cissà quanto. Tuttavia il 25 Aprile si abbe conferma che gli alleati avevano superato il fiume. Longo e gli altri non esitarono più ed emisero l'ordine di insurrezione nazionale.

Relativamente al quadro strategico della insurrezione guardate questo articolo Verso la liberazione: il quadro strategico.

Il comando del Corpo Volontari della Libertà sfila a Milano nei giorni successivi alla liberazione. Al centro con i pantaloni alla zuava il ge. Cadorna, alla sua destra Ferruccio Parri giunto da Roma, alla sua sinistra Luigi Longo