Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Ogni considerazione sulla insurrezione nazionale e sulla liberazione deve partire analizzando la situazione sulla linea Gotica all'inizio di Aprile. l'immagine seguente dà conto delle divisioni schierate.

Da parte dei tedeschi vi erano la 14^ armata e la 10^ armata per complessive 17 divisioni di prima linea; l'organico di ognuna di queste formazioni era attorno ai 7.000 uomini. I tedeschi però potevano contare su ben 491.000 e 108.000 soldati della Repubblica sociale uomini dislocati in tutta la pianura padana che avrebbero potuto aggiungersi ale forzi di prima linea in ritirata.
A questo proposito i tedeschi avevano ipotizzato ben 4 linee di resistenza oltre alla Gotica: il Po, l'Adige, il Piave e infine il vecchio fronte alpino della prima guerra mondiale.
Che la guerra fosse persa per i tedeschi era una certezza, ma proprio perchè era persa si erano convinti che le flaccide democrazie non avrebbero volentieri mandato a morire i propri soldati. In un contesto più generale una dura resistenza in Italia poteva favorire una resa generale con gli alleati occidentali in condizioni meno sfavorevoli per la Germania. Questa illusione non teneva conto della folle volontà di Hitler di resistere fino alla morte sua e di tutta la germania.

Relativamente alle singole formazioni i tedeschi avevano due divisioni di fanatici combattenti (1^ e 4^ divisione paracadutisti), alle spalle di queste la 26^ Panzer Division che fungeva da riserva; unità esperta che per poco non aveva buttato a mare gli alleati a Salerno e ad Anzio; purtroppo i pochi panzer erano assolutamente a corto di carburante. Un battaglione di Tiger era collocato attorno ad Abano in funzione di riserva sia a sud che a nord del Po.

Gli alleati mettevano in linea 536.000 uomini e 70.000 italiani; le divisioni erano sostanzialmente a pieno organico, ben rifornite di munizioni, con una possente artiglieria alle spalle. Cosa da non sottovalutare avevano una arma del genio formidabile dotata di numerosi ponti Bayley per attraversare i numerosi corsi d'acqua e il materiale per realizzare almeno 4 ponti su barche per attraversare il Po. Nel cielo la supremazia aerea era totale.

Obiettivo dell'offensiva era sfondare la Gotica e accerchiare i tedeschi a Sud del Po; a tale scopo vennero distrutti dall'aviazione tutti i traghetti e i ponti del Po e del'Adige a Sud di Verona. La mappa seguente indica le direttrici di attacco.

Come si può vedere una serie di corsi d'acqua ostacolavano l'avanzata alleata lungo la via Emilia; gli alleati decisero perciò di puntare  sull'ala destra del loro schieramento addirittura aggirando con mezzi anfibi le valli di Comacchio, dopo Argenta la campagna era libera.
Mentre un potentissimo schieramento di artiglieria e di cacciabombardieri colpiva tale zona italiani, polacchi e neozelandesi attaccavano i paracadutisti per tenerli impegnati. Questo attacco fu uno dei più feroci e sanguinosi di tutta la campagna d'Italia.
Iniziato il 9 Aprile l'attacco superò la "stretta di Argenta" il 18 Aprile mentre sui vari corsi d'acqua a sud di questa città si massacravano polacchi, italiani e tedeschi. I polacchi non facevano prigionieri.

Conteporaneamente mentre l'8^ armata sfondava ad Argenta la 5^ armata americana attaccava sul fronte di Bologna immobilizzando le truppe che aveva di fronte e permettendo all'8^ armata di aggirare tutto il fronte. Il 23 Aprile il fronte era sostanzialmente crollato: l'8^ Armata era nei pressi del Po e anche la 5^ lo stava raggiungendo.
Delle truppe che erano sulla Gotica i soli paracadutisti e battaglioni della 26^ Panzer si fecero strada verso Nord attraversando le formazioni alleate in movimento. Giunti tuttavia al Po lo dovettero attraversare a nuoto abbandonando a Sud dello stesso tutte le dotazioni pesanti.

I tedeschi avevano tuttavia sparsi per la pianura padana almeno altri  200.000 uomini che si affrettarono a mettersi in marcia verso il Veneto e i passi alpini.
IN altro post abbiamo delineato il quadro strategico della resistenza e la necessità militare della insurrezione nazionale per impedire questo movimento; l'ordine di insurrezione nazionale venne dato il 25 Aprile con il famoso comando attraverso la BBC ("Aldo dice 26 per uno") che significava attaccare in ogni luogo alle ore 01 del 26 Aprile. L'insurrezione andò oltre alle più ottimistiche speranze perchè le guarnigioni delle città di Genova, Torino e Milano furono bloccate e con loro tutta la viabilità da Ovest verso Est. I 200.000 tedeschi furono in gran parte immobilizzati e si arresero ai partigiani o si rinchiusero nella caserme attendendo l'arrivo degli alleati per arrendersi.

E il Veneto?
Nel Veneto si creò una strana situazione perchè i presidi abbandonarono fin dal 24 Aprile le loro dislocazioni dirigendosi verso il Trentino o il Tarvisio. Per un paio di giorni le città venete restarono quasi vuote dai tedeschi occupate solamente da tremanti fascisti che avevano vito il loro scudo militare scappare senza avvertirli.
Ma da Sud e da Ovest stavano arrivando colonne di tedeschi rabbiosi per essere molestati dai partigiani e dall'aviazione alleata, incalzati dagli alleati.
Quanti erano?
Tanti, frazionati in gruppi di una o due compagnie, ma tanti.
Alla fine i soli paracadutisti raccolti come prigionieri dagli alleati in Valsugana furono più di 5.000; accanto a questi arrivavano formazioni di SS e/o di assassini e torturatori che, per quello che avevano fatto, non avevano intenzione di arrendersi.

La Garemi (e la Brigata Stella) si trovarono proprio sul cammino di tali formazioni. Voglio qui riportare come se la cavarono.

Intanto occorre dire che pochi, nemmeno gli alleati, avevano un quadro completo della massa di tedeschi in movimento. Si sapeva più o meno che, ad esempio, a Lonigo era arrivata una colonna tedesca, ma quanti erano non si sapeva; non si sapeva se dietro a quella ce n'erano altre e dove stava dirigendosi.
Le direttive alleate verso i partigiani erano state quelle di impedire ai tedeschi di raggiungere le opere di difesa che avevano preparato da Riva del Garda al Grappa; ciò significava battaglia ai piedi dei monti.
Nella notte dei fuochi del 14 Aprile i partigiani avevano fatto saltare gran parte dei punti (ad esempio il ponte delle asse prima di Valli del Pasubio) per cui restavano aperte solo alcune strade (esempio il ponte sul Timonchio a Est di Schio). I tedeschi, anche quelli che avevano attraversato il Po a nuoto, si erano riforniti nei vari depositi lungo la strada ed erano in parte motorizzati e/o le loro razioni arrivavano con mezzi a motore e accatastate lungo la via di ritirata.

Per una serie di motivi la Garemi aveva saldamente tenuto durante l'inverno i monti e le dorsali delle valli mentre la formazioni cosiddette autonome avevano preso possesso della pianura e dei piedi della Lessinia, a conti fatti questo fu un vantaggio per la Garemi perchè tali formazioni vennero investite per prime dai tedeschi in ritirata fungendo da avamposti di allarme.
La battaglia di Schio non fa parte della storia della Brigata Stella che invece occupò Tutti i Comuni della Valle dell'Agno, del Chiampo e della pedemontana lessinica. Vi furono scontri anche con numerose perdite, ma il tutto fu uno stillicidio di piccole battaglia in gran confusione; Poi arrivarono gli alleati
Alla vigilia della liberazione la Stella poteva contare su circa 300 combattenti esperti e temprati, inquadrati in sei battaglioni:
- Il Gian dalla Bona e il Perseo operanti nella Val d'Alpone
- Il Giorgio Veronese operante nella Val del Chiampo
- Il Brill e il Leo nella Valle dell'Agno
- il Romeo dislocato nella conca di Recoaro e Staro.
Nel frattempo si erano preparati altri novecento combattenti che sarebbero entrati un battaglia qualora fossero arrivate le armi. Le armi e le munizioni arrivarono con i lanci alleati Aviolanci in vista dell'insurrezione
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Metto il link all'ANA di Roncegno dove vi solo le foto della resa dei terribilissimi paracadutisti, stremati, ma armatissimi
http://www.anaroncegno.com/2-maggio-1945.html