Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

I dettagli qui riportati sono presi in gran parte dalla pubblicazione web "Studi Storici Anapoli" e verificati.

Il rastrellamento

era diverso dalla puntata o dalla operazione, per lo più della brigata nera, volta a colpire un ricercato, una famiglia, una contrà; era una operazione militare  fortemente pianificata. Consisteva nell’accerchiare una zona e stringere le maglie dell’accerchiamento fino a costringere i resistenti in un’area molto ristretta da dove era loro impossibile sfuggire. A quel punto i prigionieri venivano uccisi sul posto o trascinati nei paesi dove venivano pubblicamente torturati e poi uccisi.
Una variante consisteva  nel creare una linea di arresto verso la quale i battitori spingevano le prede. Le prede potevano essere partigiani armati o civili, non faceva differenza. Chi si presentava di fronte alla linea di arresto veniva ucciso.
La seconda variante era la più frequente nel caso di operazioni su terreno molto rotto o in montagna. Occupare fulmineamente la linea di arresto era essenziale per bloccare la fuga delle prede.
Il numero di uomini impiegati non dipendeva tanto dalle presunte forze partigiane quanto dal perimetro da coprire. In area boschiva era necessario almeno un uomo ogni 5 metri, quindi almeno 200 uomini per ogni chilometro di perimetro, ma non vi era una sola linea: una prima linea più rada aveva il compito di avanzare  facendo emergere i resistenti, la seconda linea aveva il compito di arrestarne le sortite, poi vi erano le colonne di penetrazione, in genere compagnie raggruppate, che intervenivano con le armi pesanti (mitragliatrici) sui centri di fuoco e resistenza che si rivelavano.

Alla prima linea di scoperta i tedeschi mettevano la carne da cannone: le brigate nere o la GNR, gentaglia per loro sacrificabilissima che, se venivano uccisi, avrebbe fatto loro piacere forse quanto ai partigiani.
Questa prima linea che sapeva di andare con alta probabilità alla morte arrivava all’operazione generalmente ubriaca, sparava su tutto e spesso nella paura anche tra di loro.
La seconda linea era costituita dalle truppe specializzate in attività antipartigiana:  gli ucraini, i battaglioni della  Tagliamento e qualche compagnia di SS. Agli ucraini era dato potere di saccheggio. Lo stupro era proibito solo perché poteva arrestare l’avanzamento della operazione, ma  se alla fine nella rete cadevano delle donne la loro sorte era certa, come si vedrà nella denuncia del vescovo.

 

L'ECCIDIO

Il Rastrellamento del 9 settembre alla Piana di Valdagno venne pianificato come "Pauke Ubung", operazione timpano.
L'operazione faceva parte di un piano più vasto di pulizia delle zone partigiane che avrebbero potuto, nella tarda estate 1944, fornire le basi per azioni volte a interrompere le linee di comunicazione per la Germania che passavano dalla Valle dell'Adige, dalla Vallarsa, dalla val d'Astico e dalla Valsugana. Era articolato in 4 operazioni: Pauke per la Lessinia, Hamburg per l'altopiano di Asiago e Piave per il Grappa; la quarta operazione volta all'area di Posina all'epoca di questo rastrellamento era già conclusa.

Relativamente alla dorsale Agno-Chiampo e della Lessinia, nello specifico la "Stella" della Garemi e la "Pasubio", due fatti tuttavia portarono a modificare all'ultimo momento il piano originario e a colpire, per prima, la sola Stella e della Stella il battaglione Brill. A questo link l'ordine di operazioni completo. Un aspetto poco considerato, ma allora importante, era la rete ferroviaria attraverso la quale potevano muoversi gruppi numerosi di tedeschi: penetravano verso le zone partigiane, da ovest verso est, la ferrovia per S. Giovanni Ilarione, quella per Chiampo, quella per Recoaro, quella per Schio, la linea per Arsiero e la ferrovia della Valsugana.
Oltre a queste vi erano le ottime strade costruite dal genio militare italiano nella prima guerra mondiale che, allora, raggiungevano la vecchia linea del fronte del 1916.

  • Il Marozin (nome di battaglia "Vero") comandante della Pasubio che occupava la Lessinia e l'alta val del Chiampo ebbe contatti per una tregua con i tedeschi.  L'accordo non si concluse, e i nazifascisti, che erano già preparati, fin dal 3 settembre agirono con una serie di puntate che restrinsero alle parti alte dell'altopiano la presenza della Pasubio. Questo permetteva che le truppe antipartigiane penetrassero senza contrasti lungo la valle del Chiampo e occupassero i punti chiave della dorsale del territorio della Stella.
  • La Stella (battaglione Brill) si era spinta in forze verso la frazione di Piana di Valdagno uscendo dalla zona di fitto bosco dei Faldi. Ciò mise i tedeschi nell'opportunità di colpire, in una zona dove il terreno era sfavorebole ai partigiani, la formazione più importante e combattiva di tutta la brigata.

Rapidamente i tedeschi modificarono il piano di azione e anzichè operare con il metodo del classico rastrellamento pianificarono una azione di doppio accerchiamento: compagnie armatissime e raggruppate dovevano salire lateralmente alla Piana alla maggiore velocità possibile e accerchiare i resistenti nella zona di Costalunga dove i prati aperti non offrivano ai partigiani grande riparo. Quelli che fossero fuggiti da questa tenaglia avrebbero trovato una seconda linea di sbarramento lungo la dorsale Agno-Chiampo, la seconda linea più debole e dispersa era comunque sostenuta da riserve mobili che potevano muoversi abbastanza agevolmente lungo la strada Alvese-Campanella di Altissimo

Al rastrellamento parteciparono nelle due fasi:

  • Btg. GNR/OP e Comp. GGL del Comando Provinciale di Vicenza;
  • 22^ BN “Faggion”di Vicenza (distaccamenti o compagnie da Valdagno, Arzignano-Chiampo, Altavilla, Montecchio Magg. e Marostica); la 4^ Compagnia “Turcato” di Valdagno partecipa solo al rastrellamento in zona Piana (BN = Brigata Nera);
  • 25^ BN "Capanni” di Cesena-Forlì;
  • 21^ BN “Rizzardi” di Verona;
  • 20^ BN “Cavallin” di Treviso;
  • X^ Mas di Montecchio Maggiore;
  • Banda Fiore” - “Corpo di Polizia Militare della Marina Repubblicana” del SottoSegretariato di Stato per la Marina militare, con sede a Montecchio Maggiore;
  • 40° Btg. GNR d'Allarme “Verona” - btg mobile (motorizzato); reparto ausiliario del 3° Btg. SS di Polizia di Verona,; è stanziato a S. Giovanni Ilarione e San Bonifacio, ma sovente impiegato nel Vicentino.
  • 1^ Legione "Tagliamento” - 63° Btg. “M” - 1^, 2^ e 3^ Compagnia (M63); reparto alle dirette dipendenze dall’oberführer SS Karl Heinz Bürger, da poco nominato da Wolff (SS und Polizeiführer in Italien, - comandante delle SS e Polizia in Italia), comandante delle SS e della Polizia nell’Italia Settentrionale– Est (Veneto e Lombardia Orientale); il reparto partecipa a tutta l'Operazione "Timpano", dal 9 al 16 settembre. Il 12 settembre, assieme alla Feldgendarmerie di Recoaro, formano una barriera all'altezza del M. Zavola, Campodavanti, Spitz, M. Civillina e Lunghezzano;
  • Luftnachrichten-Betriebsabteilungen zur besonderen Verwendung 11 - Reparto informazioni e controllo di volo per impieghi speciali 11; proviene da questo reparto il maresciallo che finge di voler disertare per entrare in contatto con le formazioni partigiane e valutarne la posizione e la consistenza in previsione del grande rastrellamento dell' Operazione “Timpano”; il reparto partecipa solo alla fase iniziale, con il Comando, 3^ e 4^ Compagnia e la colonna delle attrezzature, in tutto circa 400 uomini.
  • Gruppo di combattimento - Einsatzkommando Bürger 10-204 (due compagnie); reparto scelto anti-guerriglia, sotto il diretto comando dell' oberführer SS Karl Heinz Bürger, da poco nominato da Wolff,  comandante delle SS e della Polizia nell’Italia Settentrionale (si veda la catena gerarchica appena descritta per la Tagliamento)– Settore Est (Veneto e Lombardia Orientale). Durante il rastrellamento, arriva in rinforzo da Idro e a disposizione a S. Giovanni Ilarione, a partire dalle ore 4 del 12.9.44, una pattuglia radio motorizzata e 2 autoblinde da ricognizione;
  • 2° Btg. SS-Ordnungspolizeiregiment "Bozen"; reparto della polizia trentina, un reparto costituito da 4 compagnie (minimo 600 uomini); non si tratta di innocui territoriali, non portano l'uniforme grigia delle SS combattenti, ma quella verde ramarro degli addetti ai rastrellamenti; il reparto è inviato da Bolzano dall' SS generalmajor Karl Brunner - generale comandante delle SS e Polizia per l' Alpenvorland; Una compagnia del 1^ Battaglione fu quella attaccata a Roma in Via Rasella. A seguito della caduta di morale dopo l'attentato i componenti la compagnia furono mandati sul fronte russo. L'attacco di Via Rasella quindi provocò la scomparsa di una importante formazione antiguerriglia
  • Luftwaffe-Sicherungs Regiment Italien; reparto composto da alcune centinaia di avieri provenienti dagli aeroporti dell'Italia nord-occidentale ed anche da 80 soldati detenuti nel carcere militare dell'aviazione ai quali viene data la possibilità di riabilitarsi nella caccia ai partigiani. Dipende direttamente da Richthofen, comandante supremo della 2^ Armata Aerea tedesca in Italia. Il Reparto è comandato dal colonnello Dierich; il 12 settembre avanza verso nord nella Valle d'Illasi;
  • SS und Polizeiführer oberitalien-Mitte; reparto dell'SS-Polizei Regiment 12 e dalla Feldgendarmerie, inviato da Bolzano dall' SS generalmajor Karl Brunner, generale comandante dell e SS e Polizia per l' Alpenvorland;
  • Feldgendarmerie di Recoaro; il 12 settembre, assieme a reparti della  “Tagliamento”, formano una barriera all'altezza del M. Zavola, Campodavanti, Spitz, M. Civillina e Lunghezzano;
  • Ost-Bataillon 263 (btg. ucraino/btg dell'Est/btg orientale); il Reparto partecipa a tutto il rastrellamento, dal 9 al 16 settembre; con il Comando Gruppi di Combattimento, dalle ore 5 del 12 settembre, dalla Valle del Chiampo e dell'Agno puntano su Nogarole;
  • altre unità dall'Alpenvorland e l'appoggio di carri armati leggeri

Rastrellamento Battaglione Stella Brigata Garemi

Nella fase iniziale, ossia per l'attacco alla Stella, vengono impegnati certamente la Bgt Nera Faggion, la X Mas, il 63^ Battaglione della Legione Tagliamento, la banda Fiore, il luftnachtrichten 11 di stanza a Valdagno, la Feldgendarmerie di Recoaro, l'OstBattalion 263 composto da ucraini, di stanza nella Val Leogra. Le informazioni degli organici di tali reparti fanno ascendere ad almeno 2400 uomini. Nel corso della giornata del 9 si ha notizia di altri rinforzi nazifascisti non identificati.
Durante la notte soldati tedeschi e repubblichini raggiungono i punti di partenza, risalendo le valli dell'Agno e del Chiampo. L'operazione prevedeva il rastrellamento, con attacco dal basso, di due aree, Piana e Selva di Trissino, e la creazione di una linea di sbarramento sullo spartiacque per chiudere ogni via di fuga ai Partigiani. Chiarissimi gli ordini di combattimento, in corsivo un documento di cui si era impadronita una pattuglia della Pasubio in un contrattacco. 

I banditi catturati, dopo essere stati interrogati, devono essere passati per le armi, o meglio, impiccati. Dovranno prima di morire, specificare l'ubicazione dei campi ribelli e dei campi di concentramento per prigionieri.
Tutte le case che hanno ospitato banditi, dovranno essere date alle fiamme.
Tutti gli uomini appartenenti alle classi richiamate e dei quali non sia accertata l'appartenenza a bande ribelli, fermati e tradotti sotto scorta al comando di Legione per il conseguente avviamento al comando Germanico" 
dall'Ordine di operazioni del 10 settembre 1944 della formazione Tagliamento, firmato da Zuccari. Il documento era stato acquisito in un contrattacco dei partigiani di Marozin nella seconda parte del rastrellamento quando venne investita la contrada Cracchi

Si segnala il particolare "Dovranno prima di morire, specificare l'ubicazione dei campi ribelli e dei campi di concentramento per prigionieri", una simile disposizione non era un invito, ma un ordine a torturare i prigionieri, come si evincerà poi dallo stato in cui saranno trovati i giustiziati. 

La manovra è condotta da tre gruppi di combattimento:

  • il primo gruppo investe la frazione di Piana, da poco occupata dai partigiani della Brigata “Stella” dei  Btg. “Cocco” e “Tordo”, costringendoli a ritirarsi, inseguiti, verso i monti. Una prima colonna raggiunta Contrà Coste, continua per Contrà Zordani, Soldatei, Zarantonelli, Battistini e Zanè; una seconda colonna punta direttamente a Piana; una terza colonna, raggiunta Contrà Peretti, continua per Contrà Piana di Sopra, Mattiazzi, Marcantoni-Vencati e Martini; la prima e terza colonna si congiungono sullo spartiacque con le colonne partite dalla Val Chiampo;

  • il secondo opera nella zona tra Quargnenta e Selva di Trissino, con l'obiettivo di distruggere la sede del Comando della Brigata “Stella”, individuato poco lontano da Contrà Righettini e il Comando del Btg. “Brill” in Contrà Monte;
  • un terzo gruppo, portando con sé volantini intimidatori da distribuire in tutti i comuni, risale il versante orientale della Val Chiampo con il compito di occupare i passi e le alture tra il Monte Faldo ed i “Sette roccoli”; reparti di questo gruppo si scontrano casualmente con una pattuglia di Partigiani della “Pasubio” di Marozin, nei pressi di Contrà Fochesati di Alvese

Il punto chiave della fase iniziale è la contrà dei Battistini che è un punto obbligato della ritirata dei partigiani da Piana. Una pattuglia del battaglione Brill tiene duro anche per il fatto che la zona è un punto elevato con buone possibilità di difesa. Ma il punto di forza naturale è anche un fattore di debolezza perchè l'aspra natura ha molti angoli morti che limitano il campo di tiro. Gli attaccanti riescono perciò ad infiltrarsi e ad aggirare la posizione, poi sterminano tutti: resistenti e civili. A seguito il monumento con i nomi delle vittime nel punto di resistenza dei Battistini. 

Cadono:

Partigiani
Romano Gino Aleardi “Verna” di Romano, cl. 23 da Montecchio Maggiore;
Ermenegildo e Severino Angelo Badia “Fanfulla” e “Carcere” di Gio Batta, cl. 26 e 22 da Montecchio Maggiore;
Giovanni Gaetano Cocco “Leo” di Lionello e Maria Cracco, cl. 22 da Brogliano – crivellato di pallottole, ucciso con un coltello e sfigurato con una bomba dal brigatista Dal Pezzo Antonio “Carpanella”;
Sergio Coda “Gesso” di Pietro, cl. 26, da Tezze di Arzignano;
Aldo Decimo Concato “Venezia” di Mario, cl. 26, da Arzignano;
Guido Conforti “Mascotte”, calabrese - ucciso con coltello e crivellato di pallottole per spregio;
Marco De Marco “Bufalo” di Carlo e Caterina Fantin, cl. 19, da Venezia – pugnalato alla gola e per colpo d'arma da fuoco;
Giuseppe Molon “Bandito” di Pietro, cl. 25, da Tezze di Arzignano;
Alvise Rubega “Samba” di Benedetto e Angela Crosara, cl. 22, da Selva di Trissino, addetto al Bren e morto nella difesa della postazione;
Alessandro Urbani “Ciliegia” di Alessandro e Paola Toldo, cl. 14, da Valdagno; 

Civili

Giuseppe Antoniazzi di Marco e Virginia Zordan, cl. 1865, da Contrà Battistini - morto carbonizzato nella sua stalla;
Battistin Giacomo di Luigi e Margherita Vencato, cl. 16, da Contrà Marcantoni, fratello di Francesco, il Partigiano "Bayron”;
Ferruccio Soldà di Giovanni e Caterina Tommasi, cl. 12, da Contrà Soldatei;
Zarantonello Luigi di Santo e Marianna Savegnago, cl. 12, da Piana.

 I nazifasciti proseguono per chiudere l'accerchiamento e altri 8 Partigiani vengono uccisi poco sopra i Battistini; 6 in Contrà Giaretta e 2 in Contrà Zanè:

Aldo Bertinato “Trapano” di Gio Batta, cl. 16, da Montecchio Maggiore;
Giuseppe Santo Chiarello “Pascià” di Giacomo e Giuseppina Colombara, cl. 24, da selva di Trissino;
Ernesto Corato “Fieno” di Luigi e Santa Nicoletti, cl. 26, da Brogliano;
Gaetano Guglielmo Golin “Vendetta” di Guglielmo, cl. 25, da Montecchio Maggiore;
Giovanni Lovato “Pepe” di Leonardo ed Elena Marzotto, cl. 26, da Valdagno;
Angelo Schiavo “Tango” di Guglielmo, cl. 22, da Montecchio Maggiore;
Giovanni Domenico Dalla Benetta “Montagna” di Antonio, cl. 26, da Montecchio Maggiore – lo stesso giorno in loc. Menon viene ucciso anche il fratello Pietro;
Augusto Bortolo Nizzero “Bomba” di Rosimbo e Angela Teresa Traforti, cl. 22, da Valdagno. 

la terza colonna, che sale sul lato sud, cattura due giovani in Contrà Matteazzi e altri dieci in Contrà Marcantoni-Vencati, che è la più colpita con la morte, in un solo giorno, di nove giovani fra fratelli e cugini.
I 2 giovani catturati ai Mattiazzi e 4 prelevati ai Marcantoni, vengono portati a Contrà Martini dove vengono fucilati per ordine del tenente Bigotti della BN di Valdagno; essi sono:

Battistin Angelo e Bruno di Paolo e Giuseppina Farinon, cl. 23 e 26, da Contrà Marcantoni;
Brentan Vittorio Felice di Giacomo e Bergamina Margherita Battistin, cl. 26, da Contrà Mori;
Zordan Ernesto di Lodovico e Caterina Ermenegilda Farinon, cl. 15, da Contrà Matteazzi;
Reniero Elio “Attila” di Santo e Angela Battistin, cl. 20, da Contrà Campagna di Valdagno;

 il secondo Partigiano è Quirino Traforti “Carnera” (poi “Salvo”), che riesce miracolosamente a salvarsi nonostante sia fucilato e abbia ricevuto anche  il colpo di grazia

Contrada Marcantoni è completamente distrutta dalla 1^ Compagnia della Legione “Tagliamento”, circa 100 uomini, guidati da due brigatisti di Cornedo, Benincà Antonio “Maiaro” e Zattera Giovanni “Cagnaro”.

Contemporaneamente, il secondo gruppo di combattimento, attacca la zona di Selva di Trissino, sino allo spartiacque nella zona del M.te Faldo:

la prima colonna parte da Brogliano, in direzione Quargnenta; raggiunta la frazione, si divide in due gruppi, uno prosegue per Contrà Menon e Contrà Rondini di Nogarole, l'altro per Contrà Duello, Contrà Pellizzari e Monte. A Quargnenta i nazi-fascisti sorprendono e uccidono 3 Partigiani:

Luigi Boschetto “Manlio” di Giovanni e Teresa Tadiello, cl. 27, da Chiampo;
Gino Cenzato “Vento” di Pietro, cl. 22, da Selva;
Lino Tomasi “Febo” di Antonio e Linda Camposilvan, cl. 25, da Contrà Campagna di Valdagno;

a Contrà Menon vengono uccisi altri 4 Partigiani; vi partecipano oltre al ten. Mazzoni della BN “Capanni”, Benincà Antonio “Maiaro” della Bn di Valdagno e Bonazzoli della GNR; le vittime sono: 

Giovanni Calearo “Bobi” di Francesco, cl. 25, da Montecchio Maggiore;
Pietro Dalla Benetta “Caspio” da Montecchio Maggiore;
Giovanni Battista Farinon “Zara” di Emilio e Drusiana Traforti, cl. 26, da Piana;
Trentino Xompero “Trotta” (M.A.V.M.) di Luigi, cl. 24, da S. Pietro Mussolino;

a Contrà Rondini è ucciso un civile: Mario Battistin di Angelo e Giuseppina Zarantonello, cl. 18, da Contrà Marcantoni di Piana – fratello di Antonio ucciso ai Schioppettieri;
Contrà Monte viene data alle fiamme.

la seconda colonna parte da Trissino attraverso Lovara e la Valle dell'Arpega, raggiunge Selva di Trissino e Contrà Righettini – Roccolo dei Tomba, sede del Comando della “Stella”; in questa zona trovano la morte 4 Partigiani e 1 civile:

Giovanni Cesare Colombara “Wisky” di Olinto e Maria Perazzolo, cl. 25, da Montecchio Maggiore;
Agostino Giuseppe Guderzo “Bravo” di Giuseppe, cl. 26, da Montecchio Maggiore;
dott. Luciano Ligabò “Lulli” di Guido, cl. 12, da Verona – medico partigiano, è stato torturato per quattro ore;
Mario Gentile Pavone “Macario”, cl. 22, da Genova;
Germano Raniero di Eusebio, cl. 1878, da Contrà Righettini di Selva.

Selva di Trissino e Contrà Righettini sono date alle fiamme: “...i tedeschi si scatenarono sparando a qualunque cosa si muovesse ed usando i lanciafiamme contro le case. ...La casa, la stalla ed il fienile erano stati bruciati” (Reniero Ernesto “Mario”).

Il terzo gruppo di combattimento, proveniente dalla Valle del Chiampo penetrato rapidamente nella valle giungendo con i camion fino a  S.Pietro Mussolino,  che ha il compito di creare lo sbarramento lungo lo spartiacque, è composto da tre colonne:

  • . la prima colonna sale dalla Valle dell'Orco, per Contrà Mettifoghi e Lovari sino a Campanella, da dove raggiungono Contrà Fochesati alle 7,30 del mattino:“I tedeschi posizionano i mortai sul piazzale della chiesa di Campanella, sparando in direzione del Monte Faldo”.

Nella tarda mattinata, mentre sull'altro versante vi è l'attacco alla Piana, a Bosco Fochesati e Bosco Bertoldi, i nazi-fascisti entrano in contatto con una pattuglia di Partigiani della “Pasubio” di Marozin; lo scontro dura parecchie ore e causa la morte di 5 Partigiani:
Libero Guerrino Alba “Loris”
 di Giuseppe e Cecilia Pinotto, cl. 17, da Montecchio Maggiore;
Angelo Fregata “Diretto” di Giusuè e Teresa Colombari, cl. 22, da Badia Calavena (Vr);
Enea Leonida Gruccetti “Radames” di Galilei Galileo ed elisabetta Servi, cl. 22, da Verona;
Severino Tommasi “Vanda” di Marcantonio e Adele Stefanato, cl. 24, da Arzignano;
Petronio Paolo Veronese “Giorgio”, cl. 26, da Arzignano – comandante della pattuglia, studente liceale e appassionato alpinista.

Lapide trucidati

 

A sera, a contrà Schioppettieri, poco lontano da Bosco Fochesati, si consuma un vero atto di ferocia. 5 civili di Contrà Marcantoni e 4 Partigiani della “Stella”, costretti per tutto il giorno dai nazi-fascisti a portare le cassette di munizioni o a custodire il bestiame che si stava razziando, vengono torturati e trucidati senza pietà a conclusione del rastrellamento, “tutti hanno il cranio spaccato, le labbra tumide e gonfie dalle battute, le guance livide per le ecchimosi prodotte. Uno di essi ha gli occhi trapassati da colpi di pugnale”:
Antonio Battistin di Angelo e Giuseppina Zarantonello, cl. 26, da Contrà Marcantoni – fratello di Marco ucciso ai Rondini;
Giuseppe Battistin di Enrico e Marianna Luigia Brentan, cl. 19, da Contrà di Là di Sopra;
Luigi Battistin di Paolo e Amelia Seconda Centomo, cl. 23, da Contrà Marcantoni;
Onelio Battistin di Paolo e Giuseppina Farinon, cl. 14, da Contrà Marcantoni;
Giovanni Vencato di Giuseppe e Teresa Battistin, cl. 17, da Contrà Mori;
Giovanni Vencato di Giuseppe e Teresa Battistin, cl. 17, da Contrà Mori;
Marco Gimino “Fiore” di nn, cl. 05, da Arzignano;
Antonio Gonnella “Ade” di Pietro e Maria Padovani, cl. 22, da Arzignano;
Domenico e Giuseppe Piacentin “Agata” e “Mora” di Eugenio e Enrichetta Carlotto, cl. 20 e 24, da Arzignano;
Si noti che le ecchimosi e le tumefazioni si manifestano solo "da vivi" perchè quando il cuore è fermo non si possono generare; quindi in termini di antropologia forense vi sono le prove che prima di essere ucciso sono stati ferocemente picchiati.

  •  la seconda colonna sale da S. Pietro Mussolino, per Contrà Merzo, verso lo spartiacque: “Il mattino del 9 settembre '44, a S. Pietro Mussolino arriva un'autocolonna tedesca: a piedi si avviano verso Altissimo, tenendo però d'occhio il M. Faldo; dopo la chiesa con una mitraglia sparano verso le rocce, verso Contrà Fochesati di Alvese; proseguono fino a Contrà Merzo e lì in un prato piazzano un cannoncino e una mitraglia in direzione del M. Faedo”.
  • la terza colonna sale da Contrà Sgaggeri di Chiampo, per Contrà Camellini e Dallava, verso il M. Faldo: “...Monte Faldo sono stati accerchiati una cinquantina di partigiani e è in corso una furiosa battaglia. I patrioti si difendono accanitamente; ma sono pochi in confronto delle forze nazi-fasciste...” (Eugenio Candiago, segretario comunale di Altissimo)

 

Ultimo atto: verso sera le truppe nazi-fasciste abbandonano i luoghi del rastrellamento, ma il massacro non è ancora finito. Sui camion del 263° Ost-Bataillon ucraino avevano caricato un padre di famiglia e due Partigiani di Piana, mentre un ragazzo di Brogliano, assolutamente estraneo, è prelevato lungo la strada; diretti ad Arsiero, durante il viaggio fanno un quinto prigioniero la cui identità è rimasta sconosciuta; dopo Piovene Rocchette, nei pressi della Birreria “Summano”, i soldati fanno scendere i 5 prigionieri e li fucilano ai margini della strada; essi sono:

Marcellino Battistin “Neghelli” di Domenico e Teresa Cenzato, cl. 26, da Contrà coste di Piana;

Luigi Sperman “Erman” di Onorio Domenico e Giuseppina Pellizzari, cl. 24, da Piana;

Onorio Giovanni Battista Sperman di Gio Batta e Margherita Boscato, cl. 02, da Piana – zio di Luigi;

Francesco Nardi di Augusto, cl. 24, da Vallorcola di Brogliano.

Le vittime dell'eccidio sono 16 civili e 43 partigiani (compresi quelli di Piovene) Dai riscontri al cimitero tedesco di Costermano i morti tedeschi sono meno di 20. Come detto però all'azione hanno partecipato molti fascisti italiani che sono stati sepolti in diversi cimiteri. Il numero certo dei caduti da parte nazifascita non è perciò certo ma la cifra di 40 non si allontana dal vero.
Il numero di morti degli attaccanti sta a dimostrare che i partigiani si difesero molto bene, addirittura contrattaccarono. L'ordine di Zuccari fu preso in uno di questi contrattacchi e va a merito militare di questi ragazzi senza particolare esperienza il fatto che si impadronissero sempre delle armi, delle munizioni e dei documenti del nemico ucciso o messo in fuga.

E' da segnalare che dei partigiani uccisi sette erano della classe 1926, 4 della classe 1925 e due del 1927: ragazzi di 18, 19 e perfino di 16 anni. Se i bandi di leva lasciavano poche alternative ai giovani della classe 1924 chiamata alle armi che se non si presentavano a servire la Repubblica di Salò automaticamente diventavano disertori con pena di morte, e avevano, quindi, un interesse a difendersi nel partigianato, i giovani di della classi successive erano in montagna per assoluta libera scelta.
Il rastrellamento, dopo una pausa in cui i tedeschi riorganizzano le forze, prosegue il giorno 12 investendo la zona della Pasubio secondo il piano originale

 CONSIDERAZIONI

La Brigata Stella al momento del rastrellamento era in gravissima crisi di direzione, aveva appena perso Dante Pierobon, fucilato a Padova il  17 agosto  e Clemente Lampioni “Pino”, impiccato sempre a Padova il lo stesso giorno (i fascisti non sapevano di aver catturato sia il comandante che il commissario della Brigata Stella e i due vennero uccisi per diversa rappresaglia). Sotto il comando di Dante e Pino la Brigata Stella tra Aprile e Luglio aveva eseguito ben 70 azioni militari contro i nazifascisti, la sostituzione di un tale comando era evidentemente difficile.
L’anima della Stella e del battaglione Brill, Rigodanzo Alfredo “Catone”, commissario politico, si trova al momento dell’attacco nella zona di Monte di Malo per concordare una azione con il TAR verso San Vito di Leguzzano e assiste all’eccidio di Piana dalla dorsale della Stomica senza poter far nulla. Il comando della Stella era stato assunto da Jura, di provata esperienza, ma che non conosceva ne' il territorio, ne' gran parte dei veterani in continuo movimento.

L’assenza di un comando autorevole ritarda la reazione della Stella che avrebbe dovuto e potuto sganciarsi nelle ultime ore della notte risalendo verso Campanella di Altissimo. La salvezza non sarebbe stata sicura, ma lo sbandamento successivo certamente inferiore. La preparazione di un rastrellamento non poteva essere tenuta segreta, come minimo l'ordine per il pane per 2000 persone non passava inosservato, inoltra qualche prudente fascista si preparava una cambiale per un incerto dopoguerra avvisando i partigiani di scappare. Molte testimonianze, compresa quella della protagonista, la staffetta "Gina" confermano che dal comando della Garemi arrivò, la sera prima del rastrellamento, l'ordine di sganciarsi.

"Arrivai" dice la Gina "la sera prima del rastrellamento ed ero latrice di un ordine del comando alla Brigata Stella, non conoscevo i contenuti del biglietto, ma sapevo che nel caso avessi dovuto distruggerlo per strada, che ordinava agli uomini della Stella di lasciare subito quella località e di portarsi in altre, più in alto e più sicure. Appena arrivata consegnai il foglio di cui ero latrice al comandante Jura"
La gravità della situazione e l'urgenza dell'ordine vennero sottovalutati
"La risposta che ebbi fu quella che avrebbero senz'altro lasciato la zona, come essi stessi avevano già deciso, e che ciò sarebbe avvenuto il mattino seguente"
La Gina, che aveva il fratello combattente nella brigata  (Gino Ongaro - Ursus), si fermò alla Piana e rischiò di venire uccisa. Durante il giorno prestò soccorso a numerosi feriti. Dobbiamo segnalare lo straordinario coraggio di questa donna che rimase al centro della battaglia pur sapendo cosa stava arrivando


Perchè l'ordine fu differito e sottovalutato?

Tre sono le motivazioni: in primo luogo la Stella non era una unità omogenea, aveva avuto una improvvisa espansione e Jura, probabilmente, pensò che uno sgancio notturno di 200 partigiani non adeguatamente inquadrati poteva essere il caos, in secondo luogo Jura era comandante da poco e non conosceva molto bene i suoi subordinati e il terreno in cui operava; l'unico che aveva l'autorità sufficiente e la conoscenza della rete organizzativa, ossia Catone (Rigodanzo Alfredo) era in qual momento a Monte di Malo.
Soprattutto, però, pesò l'errata valutazione della situazione militare e politica generale
Il mese prima la Stella aveva effettuato una impresa straordinaria: il disarmo del ministero della marina della RSI a Montecchio Maggiore. L’operazione aveva fruttato armi e denaro, oltre che innalzato il morale dei combattenti. La valutazione non solo del comando della Stella, era che i tedeschi dopo la sconfitta a Cassino, le immense perdite del Gruppo Armate Centro in Russia e lo sfondamento a Falaise in Francia avessero ormai perso la guerra e si apprestassero a ritirarsi sulle Alpi abbandonando l'Italia e i fascisti al loro destino.
Nell'agosto la prospettiva insurrezionale era tra le opzioni non solo possibili, ma probabili; gli stessi comandi generali del CLN in quel mese la danno per certa.
In tale errato quadro valutativo vennero intrapresi contatti che verificassero la volontà di disertare dei tedeschi e la possibilità di una tregua con i tedeschi per chiudere qualche conto con i fascisti.
Inoltre su proposta del Commissario Politico della “Pasubiana”, Alberto Sartori “Carlo”, la Stella doveva attaccare il comando della "Tagliamento", posto nella "casa della dottrina" di San Vito di Leguzzano (si veda Il disastro di San Vito di Leguzzano 7 settembre)

un'azione impegnativa progettata in quei giorni, in seguito alla cattura del comandante del reparto partigiano "C. Battisti", Augusto Ghellini detenuto in  a S.Vito, oltre a ciò si voleva  vendicare la morte di Fiorenzo Costalunga ("Argiuna") avvenuta il 6 settembre, ma  soprattutto per la necessità di rifornire gli uomini di armi, sull'esempio del disarmo del ministero della  Marina compiuto dalla Brigata "Stella" a Montecchio Maggiore nel mese di luglio.

"sarebbe stata la più grossa operazione di guerra compiuta dai partigiani: era stata perfettamente organizzata. Un tedesco ci forniva giornalmente la parola d'ordine per entrare nel comando della "Tagliamento". Fu predisposto un piano di attacco che prevedeva l'unione di varie forze partigiane della zona: il Btg. "Cocco" (comandante Gasparotto Francesco "Furia" e commissario politico Frigo Armando, "Spivak"), il Btg. "Tordo" della Brigata "Stella" (comandante Gino Soldà "Paolo" e commissario politico Gino Massignan "Renzo"), il reparto garibaldino di Ferruccio Manea "Tar" e il distaccamento territoriale autonomo "C. Battisti". La zona della Piana era una base di lancio per passare la valle e partecipare all’operazione e un corridoio attraverso il quale successivamente ritirarsi.

In realtà la situazione sul campo è del tutto diversa:

  • l'offensiva sulla Linea “Gotica” si sta esaurendo perché dopo lo sbarco in Normandia gli Alleati puntano tutto sul fronte francese;
  • Kesselring, da parte sua, è convinto di poter tenere inchiodati gli Alleati sulla Linea “Gotica” per tutto l'autunno e l'inverno, sta costruendo una nuova, poderosa linea di difesa nella pedemontana veneta, la Linea “Blu” e sta organizzando rastrellamenti ad ampio raggio per tener libere le linee di comunicazione e a questo scopo ha organizzato una riserva mobile antipartigiana di quasi 60.000 uomini; i tedeschi quindi non sono alla vigilia del tracollo ma, al contrario, hanno ancora mezzi ed energie sufficienti per resistere agli anglo americani e per colpire pesantemente le formazioni partigiane.

In secondo luogo:

  • la Brigata “Stella” ha appena perso il suo comandante “Dante” (Luigi Pierobon) e il suo commissario politico “Pino” (Clemente Lampioni), catturati e uccisi a Padova dai tedeschi alla metà di agosto. Al posto di “Dante” il comandante della Divisione “Garemi”, Nello Boscagli “Alberto”, aveva mandato ad assumere il comando “Jura” (Armando Pignotti), che però non conosceva ancora bene gli uomini e il territorio, avendo operato prevalentemente in Val Leogra e in Val d'Astico. E' quindi una Brigata in piena fase di transizione e di riassestamento dei vertici.

In terzo luogo:

  • la bella stagione, i continui rastrellamenti e la prospettiva di una fine imminente della guerra, hanno fatto salire in montagna molti giovani “renitenti” alla leva repubblichina, disarmati e del tutto impreparati alla guerriglia.

"Dalla lettura dei documenti del Btg "Stella" si intuisce che i contatti inaspettati con le forze tedesche e la possibile offensiva contro le forze fasciste a Valdagno avevano creato una situazione difficile da gestire insieme con «l'attacco alla Tagliamento». I comandi partigiani sospesero la prima operazione e fissarono la seconda per la notte tra il 9 e il 10 settembre. Ma una pattuglia del "Cocco", un Battaglione alquanto autonomo nelle azioni, ma soprattutto assai insofferente della disciplina, decise l'8 settembre di attaccare un gruppo di legionari inseguendoli fino al paese di S. Vito di Leguzzano, dove furono fermati da una mitragliatrice posta sul campanile della chiesa. In loro aiuto accorsero altri partigiani, ma dovettero ritirarsi ben presto con un pessimo risultato: due morti (Braggion Pietro e Giuseppe Corà) e tre feriti"

Per chiarire la situazione con Furia e Spivack  "Catone" attraversa l'8 settembre la valle dell'Agno.

Il piano tedesco prevede che i rastrellamenti  debbano colpire in modo inaspettato e violento, cogliendo di sorpresa i partigiani. Per questo motivo nel mese di agosto i tedeschi evitano ogni possibile scontro e cercano di ottenere tutte le informazioni possibili sulla dislocazione e sulla consistenza delle forze partigiane, riuscendo ad avere, nei primi giorni di settembre, contatti diretti con il comando della “Stella” mediante finte proposte di diserzione.
Non è un caso, dunque, che il documento tattico dell'operazione “Timpano” mostri la grande quantità di notizie che sono a disposizione dei comandi tedeschi. Nel documento si trova persino una descrizione dettagliata del comandante “Vero” della Divisione “Pasubio:

“persona magra, smilza, dal naso aquilino, di fronte bassa, con piccoli occhi dallo sguardo pungente, i capelli neri, lo fanno rassomigliare nell'aspetto ad un ebreo”. Appare evidente l'accostamento tra la figura “dell'odiato nemico partigiano” e quella “dell'odiato nemico ebreo”, paragone utilizzato per accrescere ancor di più l'odio verso i “banditi”. Non sufficientemente indagata nel dopoguerra fu la rete spionistica che aveva fornito le informazioni ai tedeschi.
La tattica dell'accerchiamento rapido colpisce di sorpresa la Stella che reagisce in ritardo (dove per ritardo non si intende ore, ma poche decine di minuti) e, soprattutto, prende la direzione di ritirata sbagliata: la salvezza è verso Campanella d'Altissimo e Marana, ma una parte delle pattuglie si dirige verso i Faldi dove sono stati al sicuro per tre mesi.
Quelli che in qualche modo riescono ad uscire dall'accerchiamento stretto, e sono certamente più di 200, trovano temporaneo rifugio nei foltissimi boschi della dorsale Agno-Chiampo dove la visibilità non supera i 10-15 metri e dove gli stessi tedeschi hanno timore di addentrarsi limitandosi a lanciare bombe a mano che, in quella vegetazione, sono poco efficaci. Durante la notte tutti i partigiani che si sono salvati riescono ad esfiltrare  dall'accerchiamento che, in molti punti, è stato aperto perchè i nazifascisti hanno ritirato alcune formazioni da impiegare successivamente contro la Pasubio. La brigata comunque subisce un colpo durissimo: non solo per la perdita di 43 combattenti, alcuni dei quali di provata esperienza, ma per la rottura del sistema di comunicazioni e il terrore sparso nelle contrade della dorsale che fino ad allora avevano appoggiato il movimento.

I giorni successivi dalla zona di Piana-Selva-M. Faldo i nazi-fascisti si spostano sul versante veronese, puntando verso Contrà La Rama, sede del comando della “Pasubio”.

Nell'alta Valle del Chiampo le precedenti puntate, impropriamente chiamate rastrellamenti, dei nazifascisti hanno lasciato in piedi poche case, soprattutto dopo quelle di luglio: qualche stanza rabberciata alla meno peggio con massi e tavole, qualche fienile adattato, ruderi di case coperte da tetti di paglia, poca gente che si ostina a restare scegliendo di vivere anche nel pollaio rimasto in piedi.

Sotto la cartina delle operazioni tratta dal volume di Pierluigi Dossi edito da Studi Storici Anapoli (vedi link finale)

Nonostante questa situazione di miseria il nazifascista si accanisce ancora una volta su quelle che sono soltanto rovine. Gli scampati al nuovo eccidio trovano ancora la forza di resistere a quell'atmosfera di incubo e di terrore. I Lessini bruciano di nuovo, da Campanella d'Altissimo i tedeschi con i mortai bombardano le contrade dall'altro lato della valle; il cielo è letteralmente offuscato dai fumi; si vive tra i boschi, nei “busi” più riparati.
L'11 settenbre i nazifascisti arrivano a Brenton e lo danno alle fiamme; dal 12 settembre da Sud (S.Giovanni Ilarione) attaccano Vestenanuova, Badia Calavena, S.Andrea, Selva di Progno e Giazza. La località pià colpita è Vestanuova che viene incendiata
l 13 settembre il terrore arriva a Scarmana, Fitto, Ferrari, Ontin, Palazzina, Poli, Santi, Durli, Pandolfi, Valli, Sivieri, Pasqualini, Corte, Casoni, Mainenti e Stanghellini. Non è più guerra ai partigiani: il tedesco fa la guerra agli italiani. Lo scopo è desertificare l'est dell'atopiano lessinio.
La “Pasubio”, cacciata  nella zona di Contrà Cracchi, non resiste a lungo e ne esce distrutta. Lo stesso Marozin si salva a stento, sorpreso in un'imboscata. I pochi rimasti si spostano verso le alte valli della Lessinia veronese, successivamente il Marozin e 19 dei suoi si sposteranno a Milano partecipando all’insurrezione della città.

Dal 12 al 16 Settembre 1944, nella vallata del Chiampo, a Molino di Altissimo, Crespadoro, Durlo, Campodalbero si scatena la violenza dei nazifascisti.

...per quattro giorni la popolazione di quei paesi è vissuta nel terrore. Cinque borgate della parrocchia di Molino di Altissimo completamente distrutte; distrutte pure alcune borgate di Crespadoro, qualche casa di Campodalbero e quasi tutto il paese di Durlo. A Campodalbero si asportò tutto il bestiame, in prevalenza composto da pecore, unica sorgente di vita di quella poverissima popolazione. In tutta l'opera di rastrellamento la popolazione fu derubata di viveri, di indumenti, di denaro e di oggetti di valore. Ad alcune donne fu tolto dalle dita persino l'anello matrimoniale.
Nel viaggio di ritorno delle truppe una ragazza di sedici anni, una sposa e un'altra donna furono violentate.
In tutta l'azione nessun ribelle fu preso. Furono invece uccisi cinque capi famiglia, i quali, sicuri della loro condizione, se ne stavano tranquilli al loro lavoro nei campi. Altre cinque vedove con altri innocenti orfani si aggiungono così alla serie già abbastanza lunga creata con le rappresaglie dello scorso luglio nei medesimi paesi.
Credo opportuno, Eccellenza, indicarVi alcune cifre riguardanti solo tre comuni della Vallata di Chiampo. In questi comuni nelle due rappresaglie del luglio e del settembre di quest'anno si ebbero:
a) fabbricati distrutti: abitazioni 434, stalle 574, fienili 543, fabbricati industriali 16, totale 1567;
b) persone rimaste senza tetto: 1917, di cui 711 bambini;
c) bestiame asportato o ucciso: bovini 262, equini 23, suini 23, ovini 221, totale 640;
d) animali di corte: 4695;
e) persone uccise: 52; persone ferite: 5.”

dalla lettera del 28.9.44 di mons. Zinato, vescovo di Vicenza, all'ammiraglio Sparzani sottosegretario di stato alla Marina (trasmessa al Duce).

Il 13 settembre, sulle Scaggine, Vajo della Scagina, una pattuglia della Legione Tagliamento tende un agguato ai partigiani in ritirata, cade il giovanissimo partigiano Francesco Fochesato “Checca”, cl. 30, 14 anni.
Mentre con una pattuglia stava per discendere il vajo viene colpito ad un fianco “attimi di silenzio agghiacciante. Poi i lamenti di Checca che invoca la mamma”. Un tenente repubblichino lo finisce con un colpo alla nuca.
Il 14 settembre, continua il grande rastrellamento. Setacciano tutto il versante veronese, da Durlo a Campodalbero, fino a S. Pietro Mussolino, uccidendo e dando fuoco ad ogni cosa.
In Contrà Massanghella bruciano tutto e portano con se i fratelli Rancan, Luigi, 43 anni e Fulvio, 36; giunti a Contrà Ghiri vengono fucilati.
Quel giorno catturano in Contrà Ceghi altri tre uomini: i fratelli, Zordan Paolo, di anni 47 e Luigi, di 45 anni, Pellizzari Guerrino di 28 anni; dopo essere stati costretti a portare casse di munizioni, vicino a Contrà Montanari vengono massacrati.
Il giorno 14 da Altissimo si assiste con cuore sospeso all'immane incendio di tutto il versante ovest della Valle, da San Pietro Mussolino a Durlo: una visione infernale e apocalittica...” da don G. Stecco
In Contrà Montanari di San Pietro Mussolino, vengono uccisi: Guerrino Pellizzari di 28 annie i fratelli Paolo e Luigi Zordan;
in Contrà Ghiri, sono uccisi, Fulvio Rancan, 36 anni e Luigi Rancan, 43 anni.
Cadono in combattimento 3 Partigiani della “Pasubio” e 9 arzignanesi della “Garemi”.
L'operazione Pauke è finita il 16 e i tedeschi cominciano a ritirare le truppe per portarle a nuovi massacri, restano in zona alcune formazioni fasciste che vanno a caccia ei superstiti.
La notte del 19-20 settembre, a S. Daniele e Contrà Biasini di Chiampo e a S. Pietro Mussolino, nuova puntata terroristica dei tedeschi

Le contrade colpite nella seconda parte dell'Operazione “Timpano”, sono:
Comune di Valdagno: Contrà Urbani di Castelvecchio;
Comune di Chiampo: S. Daniele, Contrà Biasini, Contrà Zoccolari, Contrà Motto, Contrà Negri Pilota; Contrà Faggiana;
Comune di S. Pietro Mussolino: S. Pietro M.; Contrà Ronga; Contrà Merzo; Contrà Mussolino; S. Pietro Vecchio; Contrà Massanghella; Contrà Ceghi; Contrà Cappello; Contrà Lovati;Comune di Altissimo: - Contrà Cero; Contrà Cego; Contrà Ranieri - Contrà Cavaliere; Contrà Mecchero; Molino; Contrà Poia; Contrà Gromenida; Contrà Bauci; Contrà Mozzi; Contrà Cortivo; Contrà Grobba; Contrà Lovari; Contrà Pino; Altissimo; Contrà Mettifoghi; Contrà Sottoriva; Contrà Maso; Contrà Costa; Contrà Perari; Passo S. Caterina; Contrà Valle di qua; Contrà Caussi; Contrà Valle di là; Contrà Cengio; Contrà Zerbati; Contrà Cocco; Contrà Laita; Contrà Bertoldi; Contrà Sartori;
Comune di Crespadoro: Crespadoro; Contrà Sacco; Contrà Peroni; Contrà Colombara; Contrà Valpiana; Ferrazza; Durlo; Contrà Bruni; Contrà Caliari; Contrà Petrazzini; Contrà Grandi; Contrà Staudri; Contrà Gaiga; Contrà Lace; Contrà Troiani; Contrà Menaspà; Contrà Orche; Contrà Cheghe; Contrà Caliari; Contrà Zordani; Contrà Folo; Campodalbero; Contrà Bauce; Contrà Graizzari di Sopra e di Sotto; Contrà Lovati di Sopra e di Sotto; Contrà Ferrari; Contrà Meceneri; Contrà Conte; Marana; Contrà Cavalliere; Contrà Zanconati; Contrà Castagna; Contrà Bosco;
Comune di Vestenanuova (Vr): Contrà Montanari; Contrà Brusaferri; Contrà la Rama; Contrà Cracchi; 

Malgrado siano poche le case rimaste in piedi dopo i precedenti rastrellamenti (vedasi I rastrellamenti del 5 Luglio),  sono oltre 133 le famiglie sinistrate nella seconda parte dell'Operazione “Timpano”.

Le distruzioni dell’operazione Pauke si aggiungono a quelle dei due mesi precedenti ed è opportuno dare conto di tutto. 

Nell'alta Valle del Chiampo, soprattutto nei rastrellamenti del luglio e settembre 1944, i danni alle persone sono rilevanti: 53 morti (4 bambini, 4 giovani sotto i 17 anni, 8 donne, 11 vecchi sopra i 60 anni; dei rimanenti 9, nessuno aveva obblighi militari) e 5 feriti.
Complessivamente, nell'Alta Valle del Chiampo, come da relazione del Vescovo ricavata dalle autorità comunali,  sono stati distrutti 1567 fabbricati: 434 servivano ad abitazione, 16 sono piccole industrie (mulini, segherie, ecc.), 574 le stalle e 543 i fienili:
Il patrimonio zootecnico della vallata dell'Agno e del Chiampo è stato profondamente colpito con uccisioni e asportazioni, pari a 5.335 capi (262 bovini, 23 equini, 134 suini, 221 ovini, 4.695 animali da cortile): 2.637 a S. Pietro Mussolino; 1957 a Crespadoro; 761 ad Altissimo. 

I brigatisti la cui presenza è stata accertata negli eccidi e nelle distruzioni  sono:

cap. Tomasi Emilio, ten. Andrighetto Luigi, ten. Bigotti ..., Benincà Antonio “Maiaro”, ten. Bertacco Lorenzo, Bevilacqua Luigi, Caovilla Italo, Castagna Fiorindo, Dal Pezzo Antonio “Carpanella”, Dani Luigi, Faccin Danilo, Fornasa Luigi, Garbin Francesco e Ferruccio, Gavasso Emilio ed Ederino, Lacchetti Damiano, Lorenzi Antonio, Marchioro Giuseppe e Vittorio, Martellotta Gennaro, Mazzucchelli Galiardo, Perlotto Costantino e Sante, Pernigotto Cego Elieser, Scalcon Gino, Scalzotto Enrico e Luigi, Schenato Romolo, Spagnolo Elio e Emilio “Maiaro”, Vencato Gio Batta, Visonà Adriano, Zamperetti Gio Batta, Zattera Giovanni “Cagnaro”, Zini Angelo, ... della BN di Valdagno-Cornedo;
Trevisan Alfonso Stefano, Carli Alfonso, ... della BN di Montecchio Maggiore; Boschetti Tarcisio, Cacciavillani Marco, Canton Pilade , Collareda Giuseppe, Dian Angelo, Mazzocco Gio Batta, Ruggero e Silvio “Povoleri”, mar.llo Pieropan Anselmo, serg. Sella ,  Zanconato Gio Batta, ... della BN di Arzignano-Chiampo;
Burin Francesco, Candia ..., Ceccato Giovanni, Celsan Alcide, Marco, Riccardo e Tranquillo, Cortese Ottorino, De Antoni Mario, serg. Fortuna Mario, serg. Gaigher Livio, Menti Giovanni, Merola ..., Pelettiero Gino e Romolo, Peretto Serafino, serg. Vezzaro Luigi, Zin Renato, ... della BN di Altavilla; Marchetti Siro, Marcon Giuseppe, Tosetto Bruno... della BN di Marostica;
ten. Mazzoni... della 22^ BN “Capanni”.

I nomi segnati in grassetto sono quelli dei brigatisti giustiziati a Valdagno dopo la liberazione con pubblica cerimonia dai partigiani. 

I militi della GNR, Btg. OP e Comp. GGL coinvolti sono: tenente Genuino ..., Bertuzzo ..., Bonazzoli ..., Corradini Giovanni (ris. disperso il 10.9.44 sul M. Faldo), Manni Luigi, Michelin ..., Scaroni Umberto, Soldà Primo, Tagliaferro Benito, Vomiero Virginio,
I militi della Legione “Tagliamento” coinvolti sono: colonnello Zuccari Merico, il “Comandante Ussari”; magg. Ragonese Giuseppe; capitani Alimonda Guido, De Mattei Carlo e Fabbri Antonio; tenenti Mazzoni Pino e Pucci Giorgio; s. tenenti Albertazzi Giorgio e Prezioso ....; maresciallo Manca Giuseppe; legionari Bertoldo Renato e Mazzoli Gastone
I rastrellamenti del 9-16 settembre 1944 rappresentano una  vittoria per i tedeschi. I reparti partigiani sono disarticolati, la paura aumenta, la popolazione comincia a guardare con sospetto i Partigiani ed a negare loro aiuto. Scrive “Catone”:
Passai la notte così, a ciel sereno. Nessuno più osava ricoverare presso la propria cascina, stalla o fienile un partigiano ... Tutti parevano contro il nostro movimento. In quei giorni per i popolani vedere noi e vedere i fascisti e tedeschi era la stessa cosa”.
Che dopo un simile colpo la Stella sia stata capace di rialzarsi e sopravvivere al durissimo inverno 44-45 va, prevalentemente, a merito di Catone e pochi altri. Viceversa la Divisione “Pasubio” di Marozin, che ha avuto meno perdite,  viene completamente annientata e scompare dal panorama della resistenza armata vicentina.
Il 9 gennaio 1946, unico processo per i crimini compiuti con l'Operazione "Timpano", la Corte d'Assise Straordinaria di Vicenza, emette la sentenza di condanna per collaborazionismo contro i brigatisti di Cornedo Benincà Antonio, Zamperetti Gio Batta e Zattera Giovanni; vengono condannati a morte Benincà e Zattera e a 24 anni Zamperetti; tutti e tre ricorrono in Cassazione. Nel mese di aprile '46, la Suprema Corte di Cassazione accoglie il ricorso di Benincà e Zamperetti e la causa viene rinviata alla Corte d'assise di Verona, limitatamente all'omessa motivazione sulla mancata concessione delle attenuanti generiche; non ha viceversa accolto il ricorso di Zattera.

Negli anni successivi, varie amnistie permettono a tutti e tre di tornare liberi.

 

Ultima informazione

A compenso delle 1500 case distrutte la Germania come pagamento dei danni di guerra offrì la tecnologia e i tecnici delle concerie della renania dando il via allo sviluppo del maggior polo conciario del mondo. 

Seguendo Carnera

Qui il link alla pubblicazione sul compagno Quirino Traforti, fucilato e sopravvissuti

http://www.inuovisamizdat.eu/doc/35seguendo%20Carnera%20-%20settembre%202004.pdf

 

Link utili

Esecuzione di Dante e Pino

Il disastro di San Vito di Leguzzano 7 settembre

La Compagnia Turcato

Le camice nere

Le Brigate nere

http://www.studistoricianapoli.it/wp/2019/08/08/i-grandi-rastrellamenti-nazi-fascisti-dellestate-autunno-1944-nel-vicentino/

 
 
 
 
 

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